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Così filmano video falsi sui bombardamenti di Aleppo

Il video che ritrae una bimba sporca di sangue tra le macerie non è stato girato in Siria ma a Port Said, in Egitto. Le autorità hanno fermato cinque persone, tra cui i genitori: "Video destinato ai social"

Così filmano video falsi sui bombardamenti di Aleppo

Cinque persone sono state arrestate a Port Said, in Egitto. L’accusa è quella di aver “fabbricato” video falsi per documentare la violenza dei danni collaterali dei bombardamenti su Aleppo. I filmati venivano girati nei sobborghi della città egiziana e per ottenere delle riprese commoventi utilizzavano i loro stessi figli come attori.

L’operazione è stata resa nota nei giorni scorsi da fonti del ministero degli Interni del governo egiziano. Sono finiti sotto accusa regista, il suo assistente e i genitori di due bambini, un ragazzino di 12 anni e una bimba di otto anni, usati per le riprese. Il video incriminato, girato in un'area desolata di Port Said spacciata per un'Aleppo mostruosamente bombardata, mostra un ragazzino vestito con una giubbotto azzurro e un cappellino granata che parla con il presunto reporter.

Ma il pezzo forte del video ritrae la bambina vestita di bianco, il cui abito è sporco di sangue, con un orsacchiotto e con un sacchetto in testa da cui spuntano solo due buchi per gli occhi. Le prime immagini del video, ripubblicato dai canali ufficiali del ministro degli Interni egiziano per sottolinearne la falsità, sono inquietanti e sembrano risentire di canoni stilistici un po' troppo cinematografici. Tant'è vero che, appena intercettato il filmato, gli inquirenti si sono messi al lavoro e hanno scoperto l'inganno. Quel sangue che sporcava pure l'orsacchiotto tenuto in mano dalla piccola attrice costretta dai genitori e dal "regista" a girare il film, però, era solo vernice. E tutto quel filmato altro non era che una messinscena girata in un sito dismesso di Port Said, destinato alla demolizione.

Nei guai sono finite cinque persone, dai 44 fino ai 20 anni, tutte residenti a Port Said. Gli hanno sequestrato, come riporta l'Independent, l’intera attrezzatura: una videocamera e sei smartphone. Hanno ammesso di avere allestito il set e di avere intenzione di diffondere i loro video sui social per documentare le pretese violenze delle forze governative leali ad Assad subito dopo che queste avevano ripreso il controllo di Aleppo.

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