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Così la Germania sfrutta i migranti: alloggi indegni e salari da fame

Il rapporto dell'Istituto tedesco per i diritti umani: i migranti e i lavoratori stranieri in Germania sono sottopagati, senza contratto di lavoro e costretti a straordinari non retribuiti

Così la Germania sfrutta i migranti: alloggi indegni e salari da fame

Angela Merkel nel lontano 2016, quando Berlino era alle prese con il milione di migranti arrivati nell'anno precedente, incitava le aziende tedesche ad assumere i rifugiati, paventando anche la possibilità di incentivi governativi. Era la politica delle braccia aperte della Frau di ferro, sostenuta anche dai datori di lavoro. Di acqua sotto i ponti da quel dì, però, ne è passata tanta: la Cancelliera è stata costretta a fare un passo indietro sull'accoglienza indiscriminata, la Germania ha conosciuto le tensioni provocate dall'immigrazione e la leader della Csu ha annunciato il suo addio alla politica. È il crollo di un intero mondo politico, cui segue il cedimento del "mito" del sistema tedesco per l'integrazione (e l'occupazione) dei migranti.

A mettere l'accusa nero su bianco è l'Istituto tedesco per i diritti umani, secondo cui a Berlino e dintorni gli stranieri sono vittime di un "grave sfruttamento" nei luoghi di lavoro. Una sorta di caporalato con wurstel e crauti. Il problema non riguarda solo i profughi iracheni e siriani arrivati nel 2015: a soffrire stipendi da fame e altre vessazioni sono anche romeni, bulgari e latinoamericani. I datori di lavoro, dice la ricerca, non esiterebbero a pagare salari inferiori al minimo stabilito dalla legge, che ad oggi non è proprio altissimo: 8,84 euro lordi all'ora. Lo chiamano mini-job.

Chissà cosa ne pensa Udo Gumpel, che un paio di settimane fa definì "vergognoso" lo sgombero dei migranti dal campo Baobab di Roma. "In Germania, in un paese civile, una cosa del genere non esisterebbe", disse il il giornalista tedesco attaccando Maurizio Belpietro a Cartabianca. Solo gli italiani son brutti e cattivi? Non sembra. Perché secondo il rapporto dell'Istituto germanico alcuni lavoratori stranieri sarebbero costretti dalle aziende tedesche a fare straordinari non retribuiti o ad alloggiare in luoghi "indegni". Non è pure questo "vergognoso"?

Ad ottobre Cdu e Spd sono arrivati ad un accordo per facilitare l'ingresso nel mercato del lavoro agli extracomunitari. Il motivo? Gli imprenditori stimano che per tenere il passo della crescita economica della locomotiva d'Europa servano qualcosa 1,2/1,6 milioni di nuovi lavoratori qualificati. Quale miglior modo se non importali dall'estero? Così il governo della Merkel ha deciso di garantire un permesso di soggiorno temporaneo per chi arriva in Germania in ricerca di un lavoro: se entro sei mesi ottiene un contratto, potrà rimanere e il documento verrà esteso.

In fondo nei Land è in corso una vera e propria caccia alla manodopera straniera. Secondo la Franckfurter Allgemeine nel 2018 dei 700mila nuovi posti di lavoro creati, solo 330mila sono andati a lavoratori tedeschi. Il resto sono stati occupati da immigrati. Ma a quali condizioni? A quanto pare, non delle migliori. I settori con le maggiori criticità, secondo quanto emerso dalle interviste condotte dall'Istituto, sono quelli dell'edilizia, della lavorazione della carne, quello sanitario, delle pulizie e della ristorazione. Spesso i lavoratori sono assunti senza un regolare contratto di lavoro e di buste paga o contributi neppure a parlarne. Per questo gli immigrati non riescono neppure ad adire le vie legali per farsi riconoscere i propri diritti. "Nei fatti, queste persone non hanno praticamente alcuna possibilità di discutere le loro rivendicazioni salariali in tribunale", ha denunciato il direttore dell'Istituto, Beate Rudolf, durante la presentazione del rapporto.

Alla faccia della "vergogna" tutta italiana.

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