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Così il Time mette all'angolo "l'uomo bianco"

Fra le 100 persone più influenti dei prossimi anni secondo il Time ci sono perlopiù donne, soprattutto di colore, minoranze, e pochissimi uomini bianchi

Così il Time mette all'angolo "l'uomo bianco"

Sono artisti, avvocari, leader, innovatori: sono le 100 persone più influenti dei prossimi anni secondo il Time. 100 leader emergenti che stanno plasmando, a detta della testata, il futuro dell'intrattenimento, della salute, della politica, degli affari e altro ancora. Il numero del Time è in commercio con sei copertine diverse, ciascuna delle quali mette in prima pagina un membro della lista stilata dalla rivista: la cantante inglese di origini kosovare Dua Lipa, l'attrice canadese di origine tamil Maitreyi Ramakrishnan, il centrocampista del Manchester United Marcus Rashford, il primo ministro finlandese Sanna Marin, lo stilista liberiano-americano Telfar Clemens e la scrittrice afro-americana Brit Bennett. Nessun "uomo bianco" in bella mostra, sarà davvero un caso? Il redattore capo e Ceo di Time Edward Felsentha sottolinea nella presentazione della classifica come "in mezzo a una pandemia globale, disuguaglianze sempre più profonde, ingiustizie sistemiche e questioni esistenziali sulla verità, la democrazia e il pianeta stesso", i personaggi illustri inseriti nella lista rappresentino una forma di speranza per il futuro. "Sono medici e scienziati che combattono contro il Covid-19, attivisti che si battono per l'uguaglianza e la giustizia, giornalisti che difendono la verità, e artisti che condividono le loro visioni del presente e del futuro".

Il Time non ha voluto fissare alcun limite di età nella classificazione. "Intenzionalmente non abbiamo posto limiti di età. La persona più giovane in questa lista, per esempio, è la performer sedicenne Charli D'Amelio, che conta più di 100 milioni di follower su TikTok. Tra i più anziani c'è Raphael Warnock, 51 anni, senatore democratico della Georgia, la cui recente elezione rappresenta l'alba di un nuovo Sud". Nella lista ci sono 54 donne, tra cui: Phoebe Bridgers, Maria Raga, Ana de Armas, Janja Garnbret, Florence Pugh, Clementine Jacoby, Anya Taylor-Joy, Guo Ningning, Sohla El-Waylly, Sarah Al Amiri, Shira Haas e altre. Come si può evincere anche dai nomi citati poco sopra, il Time ha dato ampissimo spazio alle minoranze (etniche, di genere), in maniera tale da apparire più "politicamente corretto" e "inclusivo" possibile. L'uomo bianco, magari eterosessuale e di orientamento conservatore, non sembra andare granché di moda fra le riviste patinate più "in". I leader del futuro sono donne, afroamericani, Lgbt o persone appartanenti a qualsivoglia minoranza etnica o sessuale presente sulla faccia della Terra. Va bene tutto, insomma, purché non siano Wasp (White Anglo-Saxon Protestant), diventato sinonimo di suprematismo bianco e di "bianco privilegiato". Roba vecchia, passata. Il futuro è il progressismo in salsa politically correct.

Come nota Dagospia, i non-bianchi vincono sia tra le donne che tra i maschi; gli europei in elenco sono pochissimi, gli europei “latini” nessuno, italiani men che meno. Se le previsioni del Time sono vere – e non la caratteristica proiezione ideologica -, dal 2025 urge una diffusione di quote azzurre perché l’uomo bianco di tradizione “latina” è destinato a diventare come il panda.

Così vuole la nuova religione del politicamente corretto e la politica dell'identità che proviene dai salotti buoni dell'America più "liberal".

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