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Cosa cambierà dopo l'arresto del Chapo?

La domanda se la fanno in molti ma sia sul piano interno che internazionale cambia poco o nulla

Cosa cambierà dopo l'arresto del Chapo?

Cosa cambia nel “mondo narcos” dopo il terzo arresto del Chapo? La domanda se la fanno in molti ma, al di là dell'immagine del Messico e del suo presidente Enrique Peña Nieto che dalla cattura di Guzmán hanno tratto indubbi benefici, sia sul piano interno che internazionale cambia poco o nulla. Il cartello di Sinaloa - che è il più strutturato dei 15 cartelli narcos che oggi operano nel paese del tequila (fonte il sito d’intelligence Stratfor) - è infatti responsabile per oltre il 50% della cocaina, marijuana, eroina e droghe sintetiche che entrano negli Stati Uniti, ma avendo già sostituito El Chapo con Ismael “El Mayo” Zambada, come del resto era già accaduto in passato, continuerà nel suo export illegale senza problemi.

Per oltre 10 anni infatti - e nello specifico tra 1993 e 2001 e, poi, tra 2014 e 2015, ovvero quando Guzmán era in carcere - il cartello di Sinaloa ha addirittura aumentato il suo fatturato di più in quel lasso temporale che con El Chapo libero. Come? Grazie agli accordi con i produttori colombiani fatti dal meno appariscente ma più diplomatico Zambada, un genio nell’aprire “nuovi mercati”. Inoltre, anche se El Mayo dovesse essere arrestato – in realtà è lui la vera primula rossa dei boss della droga a livello mondiale, non essendo mai finito in cella nei suoi ormai quasi 50 anni di ‘carriera’ - c'è già pronto a sostituirlo un terzo nome, quello di Juan José Esparragoza Moreno, alias “El Azul”. Al di là dei trionfalismi di Peña Nieto, solo con l’arresto de “El Mayo” e de “El Azul” (e senza lasciarsi intanto sfuggire per la terza volta “El Chapo”) il traffico della droga verso gli Usa potrebbe risentirne. Il cartello di Sinaloa non ha dunque mai avuto un solo leader ma, in realtà, è sin dalla sua fondazione (1989) un triumvirato, con tanto di mandamenti e di riunioni della cupola, che riunisce i principali cartelli suoi alleati.

A rivelarlo alla giustizia è stato Édgar Valdez Villareal, alias 'la Barbie', l’unico boss di spicco di uno dei cartelli messicani nato negli Usa.

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