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"Croazia troppo bianca". Il post dell'associazione che combatte il razzismo

Bufera sulle parole pubblicate su Facebook dalla sezione parigina della Licra

"Croazia troppo bianca". Il post dell'associazione che combatte il razzismo

"La Croazia è drammaticamente bianca", è l’accusa che viene lanciata dall’Associazione anti razzismo francese Licra nella pagina Facebook della succursale parigina dell’organizzazione, commentando la partita dove la Francia "multicolore" ha sconfitto 4-2 la nazionale di Zagabria durante la finale della Coppa del Mondo a Mosca.

"La partita odierna è molto importante sia storicamente che sociologicamente", si leggeva nello status Facebook della Licra Parigi. "La squadra francese multicolore, multi-etnica affronta questo pomeriggio la squadra croata drammaticamente uniforme, senza colori, senza sapori. (…) La Francia vincerà perché riunisce e accoglie (…)", continuava il messaggio prontamente cancellato.

Nel messaggio si legge anche un nemmeno tanto velato riferimento al periodo storico durante la Seconda guerra mondiale in cui la Croazia aveva un governo ustascia di estrema destra con Ante Pavelic (1941-1945). Insomma, al posto della finale della Coppa del Mondo sembrava dovesse essere trasmesso un dibattito su un saggio di sociologia applicato alla storia.

Dopo che il messaggio ha scatenato le polemiche social degli utenti transalpini, il coordinamento nazionale francese dell’associazione contro il razzismo si è dissociato e ha chiesto la rimozione dello status Facebook. "Queste posizioni non coincidono con quelle della Licra, dei suoi iscritti, della sua storia e delle sue lotte".

Anche la Licra Parigi autrice dello status incriminato ora si scusa ma il direttore della filiale parigina è sul giro d’aria e la direzione nazionale ha chiesto le sue dimissioni.

Non sono le uniche polemiche nate prima o dopo la partita tra Francia e Croazia. Sui social media si è scatenata la gara a chi interpretava la partita di calcio dal punto di vista sociologico e politico. Una Croazia autoctona contro una Francia dove parte dei giocatori vengono da famiglie di immigrati di seconda o terza generazione. L’allenatore croato che prega il rosario prima di ogni partita in contrapposizione alle preghiere rivolte alla Mecca di alcuni dei giocatori francesi. Dispute anche provocate successivamente dai tumulti e saccheggiamenti che ci sono stati in Francia durante i festeggiamenti per la vittoria e paragonate alla festa sana e collettiva fatta in Croazia.

Forse non bisognerebbe arrivare ad analizzare la Croazia come se i giovani Modric e Madkucic fossero gli eredi degli ustascia di Pavelic e nemmeno la Francia come se fosse l’emblema perfetto del multiculturalismo. La Francia ha vinto sul campo perché da anni investe nel settore giovanile, non è un modello sociale ma un modello sportivo di programmazione che ha meritato la vittoria per questo, con buona pace di alcuni intellettuali d’oltralpe e nostrani.

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