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Darwin Day: oggi il mondo celebra il padre della teoria dell'evoluzione

Eventi, dibattiti, conferenze, anche in Italia, per ricordare il grande naturalista inglese autore de "L'origine delle specie"

Darwin Day: oggi il mondo celebra il padre della teoria dell'evoluzione

Oggi è il Darwin Day e tutto il mondo (accademico e non) celebra il famoso biologo, geologo e naturalista britannico Charles Darwin; nato proprio il 12 febbraio del 1809, egli con il suo lascito ancora oggi fa discutere e divide le agguerrite fazioni/scuole di pensiero ed è tra i pochi ad aver creato una così grande frattura tra il mondo della scienza e quello della teologia.

Uno studente svogliato

Il giovane Charles era uno studente indolente, annoiato, poco incline al percorso di studi che i genitori avevano tracciato per il proprio figlio: lo volevano medico, ma dopo solo due anni abbandonò gli studi. Allora decisero come piano di emergenza che si sarebbero accontentati di vederlo in tonaca a celebrare messa. Ma neanche quella del prete sembrava uno stile di vita che si addiceva al futuro naturalista. Infatti Darwin proprio dalla natura era stregato, preferiva impagliare animali morti o catalogare pietre e minerali, amava disegnare le piante e le creature che più lo impressionavano. Lo capì l'allora professore di Botanica John Stevens Henslow che lo convinse ad affrontare un viaggio determinante per il suo futuro.

A bordo del Beagle

A soli 22 anni, il giovane Darwin si unì alla spedizione esplorativa intorno al mondo del Beagle, salendo a sue spese sul brigantino della Marina Inglese che lo avrebbe portato in posti a lui ignoti e affascinanti. Fu questo il viaggio che cambiò per sempre la sua vita, la sua prospettiva e la sua carriera. Raccolse migliaia di dati e catalogò specie animali e vegetali fino a quel momento sconosciute a tutti. Si stavano creando le basi per quella teoria che nel tempo sarebbe divenuta il pomo della discordia, la mai insanabile frattura che ancora oggi fa accapigliare opposte parti in causa.

Evoluzione (o forse no)

L'evoluzione (o evoluzionismo nella sua accezione etno-antropologica) che piaccia o meno, in tantissimi casi è più che un dato di fatto. Un tema divenuto da subito questione su cui agitarsi, a cominciare dagli stessi colleghi contemporanei che ridevano di Darwin e lo sbeffeggiavano tra le aule magne, alle sue conferenze ma anche fuori dalle università grazie a discutibili pubblicazioni che lo mettevano in ridicolo e che lo umiliavano di fronte al popolino.

Forse alcune idee alla base dell'evoluzione non piacevano e non piacciono tutt'oggi, forse i tempi non erano e non sono ancora maturi per affrontare alcune scottanti questioni, ma dal punto di vista prettamente e squisitamente scientifico è innegabile il suo apporto alla scienza in generale, alla biologia, alla geologia e aggiungerei anche alla paleontologia.

Perché Darwin non ha solo fatto delle scoperte, delle catalogazioni e delle successive riproduzioni ed analisi dei suoi innumerevoli reperti; egli ha cercato di raccontare e spiegare la storia degli esseri viventi, delle piante, degli animali e degli umani. Tutto muta, tutto si evolve adattandosi. Sarà sempre così, finché ci sarà vita sulla Terra. Tanti, tantissimi i settori che hanno attinto dalle sue ricerche e che ci hanno portato oggi ad una maggiore consapevolezza in ambito naturalistico, biologico, ma anche molecolare, epigenetico e genomico.

Oggi anche in Italia, a Palermo, ad Ascoli Piceno, a Venezia, a Udine, a Padova, a Siena, a Roma, a Ferrara, a Bologna, a Milano si celebra il suo lavoro immenso, la sua eredità, le sue scoperte, il suo contributo alla scienza. E ancora si dibatte, si critica, si incensa, si contesta, si confuta, si asserisce, si asseconda, si ragiona e si contraddice. Si bisticcerà per molto tempo sull'origine delle specie, sulle presunte oggettive verità, sulla ragione o sul torto di Darwin, sul razionalismo laico contrapposto alle dottrine religiose; l'importante è procedere uniti su quella indispensabile propensione a voler spiegare a tutti i costi da dove proveniamo e perché siamo ciò che siamo.

È un dovere morale della comunità scientifica rispondere un giorno ad alcune delle più grandi domande che ci poniamo da quando siamo comparsi sulla crosta terrestre.

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