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Dazi, Usa e Cina siglano la tregua

Nella guerra dei dazi fra Usa e Cina arrivano segnali distensivi

Dazi, Usa e Cina siglano la tregua

Nella guerra dei dazi fra Usa e Cina arrivano segnali distensivi. In un vertice durato due ore, a margine del G20 di Buenos Aires, Donald Trump e Xi Jinping firmano la tregua. Un 'Do ut des' degno della migliore realpolitik in attesa di vedere se i buoni propositi si trasformeranno in atti concreti. Gli Usa rinunciano ad applicare tariffe aggiuntive sui prodotti di importazione cinese a partire dal 1 gennaio. Quindi niente innalzamento, come inizialmente previsto, dal 10 al 25% dei dazi su 200 miliardi di merci esportate dalla Cina verso gli Stati Uniti. Una misura che, spiegano dalla Casa Bianca, non è definitiva ma semplicemente sospesa per i prossimi 90 giorni. Se in questo periodo i due paesi non dovessero arrivare ad un "cambiamento strutturale" dei loro rapporti commerciali i dazi saranno aumentati. Washington aggiunge che Pechino si impegna ad acquistare una quantità "non ancora definita ma piuttosto sostanziale" di prodotti made in Usa, per ridurre l'enorme squilibrio commerciale fra i due paesi. In particolare la Cina inizierà "immediatamente" ad acquistare prodotti agricoli americani. Donald Trump parla di una riunione "produttiva che apre possibilità illimitate per entrambi in Paesi.

È un grande onore per me lavorare con il presidente Xi", spiega. Secondo il leader cinese "solo tramite la collaborazione si può servire l'interesse di entrambi ovvero pace e prosperità". Il presidente Usa ottiene anche dall'omologo cinese una stretta contro il traffico di Fentanyl, un oppiaceo sintetico prodotto in Asia e considerato dalle 30 alle 50 volte più potente dell'eroina che nel 2017 ha causato la morte di 28mila americani.

L'accordo raggiunto fra Trump e Xi può essere considerato come il punto più alto di un G20 dove, sui principali temi dell'economia mondiale, non si è potuto fare altro che salvare le apparenze con un comunicato comune debole dove non c'è nessun accenno di condanna al protezionismo tanto caro al presidente Usa, che ha fatto del suo slogan "America First" il principale cavallo di battaglia.

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