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Ecco perché la Rousseff non eviterà l'impeachment

Il Senato non considererà l'inesistente decisione del presidente ad interim del Senato Waldir Maranhao, inquisito come il suo predecessore dalla Mani Pulite brasiliana. Domani la Camera revocherà questo vano tentativo di allungare i tempi e Rousseff dovrebbe lasciare per 180 giorni già mercoledì 11 maggio, come previsto

Ecco perché la Rousseff non eviterà l'impeachment

È delirio puro” la decisione di Waldir Maranhao, indagato dalla mani Pulite brasiliana e presidente ad interim della Camera da pochi giorni, di annullare tramite una decisione monocratica con effetti retroattivi una votazione approvata da oltre 20 giorni da 367 deputati nel plenario della Camera per l’apertura dell’impeachment contro la presidente Dilma Vana Rousseff.

“Delirio puro” per qualsiasi giurista degno di questo nome perché la questione è già passata al Senato che – dopo avere approvato lo scorso 6 maggio nella Commissione ad hoc con 15 voti a favore ed appena 5 contro la messa in stato d’accusa della delfina di Lula – dopodomani si pronuncerà sull’impeachment, evitando che come nel Monopoli, si torni di nuovo alla casella di partenza.

In sintesi: il “delirante tentativo” di Maranhao è “inesistente” - neanche “nullo” - in termini giuridici e, per questo, non sarà tenuto in nessun contro dal Senato che voterà l’impeachment contro Rousseff mercoledì 11 maggio. Come previsto già prima dell’interrogatorio coercitivo di Guido Mantega e, soprattutto, del “delirio puro” dell'indagato Waldir Maranhao

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