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Donald Trump è il nuovo "Big Brother"?, l'iniziativa di 200 cinema

200 proprietari di sale cinematografiche negli Stati Uniti hanno deciso di proiettare contemporaneamente "1984", un film basato sul romanzo di Orwell. Ma siamo proprio sicuri che il regime totalitario sia quello di Trump?

Donald Trump è il nuovo "Big Brother"?, l'iniziativa di 200 cinema

Donald Trump accusato di totalitarismo, almeno indirettamente. Questo il senso dell'iniziativa promossa da 200 proprietari di altrettante sale cinematografiche negli Stati Uniti. Il 4 aprile, infatti, questi hanno contemporaneamente proiettato "1984", film basato sul romanzo di Orwell, al fine di sensibilizzare la popolazione americana sul ritorno del totalitarismo e sulla necessità di una vera e propria resistenza politica e culturale. Le città interessate sono state 187, gli stati 44. Secondo quanto scritto da TPI, gli organizzatori ritengono che: "l'opera di Orwell “non è mai stata più attuale” e proiettarla oggi serve per “denunciare i fatti alternativi”, espressione coniata da una consigliera del presidente per sostenere che non esiste una sola verità. Il dibattito, dunque, si è esteso anche al campo della cosiddetta "post-verità".

Il giorno scelto per la proiezione non è stato casuale: il 4 aprile è una data simbolica poichè nel romanzo è il giorno nel quale il protagonista, Winston Smith, inizia la sua personalissima ribellione. Una protesta cinematografica tesa a difendere quei valori della democrazia che sarebbero in serio pericolo per via dell'elezione di Donald Trump. "Abbiamo un leader politico che dice quello che vuole, con sostenitori che credono a qualsiasi cosa dica, i fatti e la logica semplicemente non entrano nel quadro - dice Daniel Brezenoff, uno dei proprietari di sale che ha aderito l'iniziativa." Che aggiunge: "Penso che l'attuale presidente ostenti il suo disprezzo per la verità e vuole farci sapere che è superiore, è troppo potente per occuparci di cosa è vero e cosa è falso.Un sentimento che ha accomunato diversi milioni di statunitensi, visto che dall'arrivo di Trump alla Casa Bianca il romanzo di Orwell è diventato uno dei più venduti, balzando al primo posto delle classifiche a quasi 70 anni dalla pubblicazione", riporta askanews.

Ma è davvero Donald Trump il simbolo emblematico del ritorno delle previsioni apocalittiche di Orwell sulla scena contemporanea? Il romanzo è basato sul terrore impresso dal controllo assoluto della società e la contingente diffusione di una disciplina uguale per tutti. Il libro, all'epoca, trasse ispirazione dalla paura dell'occidente nei confronti della Russia di Stalin sul finire degli anni 40'. Dell'attualità di Orwel, a dire il vero, si parla da tempo, specie riferendosi alla tematica della "neolingua", l'ordine simbolico e linguistico imposto dal potere per far sì che il dominio totalitario non venga mai messo in discussione da possibili tentativi di riscatto popolare. Gli scenari ascrivibili al potere oligarchico teorizzati da Orwell, però, sono solitamente riferiti agli interessi dell'élite dominante, quelli diametralmente opposti al "popolo", cui invece si appellano i movimenti "populisti". Orwell, insomma, sarebbe sì attuale, ma la sua critica muoverebbe nei confronti del sistema globalizzato contemporaneo, della delocalizzazione e della finanziarizzazione dell'economia. Lo stato più simile alla dissertazione orwelliana, poi, sarebbe la Cina, il vero mix tra capitalismo assoluto e regime educativo totalitario e non gli Stati Uniti, che avrebbero invece dimostrato, proprio attraverso l'elezione di Trump, di essere ancora una democrazia in grado di far prevalere gli interessi popolari su quelli delle borse finanziarie e delle classi dominanti. Questo, almeno, secondo le tesi massmediaticamente considerate "populiste".

Orwell, in definitiva, viene utilizzato da più parti per evidenziare la bontà delle proprie ragioni, con buona pace delle librerie che incassano sia con "1984", sia con gli altri capolavori del giornalista e scrittore britannico.

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