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Ebola, l'Onu lancia l'allarme: "Rischio diffusione via aerea"

L'Onu: "Mai visto niente di simile". Paura a Dallas: l'uomo infetto è entrato in contatto con 80 persone. Nuovo caso sospetto alle Hawaii

Ebola, l'Onu lancia l'allarme: "Rischio diffusione via aerea"

"Il virus dell’Ebola potrebbe mutare e diffondersi per via aerea se l’epidemia non verrà tenuta sotto controllo velocemente". A lanciare sul Telegraph quello che è un vero e proprio scenario da incubo è Anthony Banbury, capo della missione Onu che in Africa Occidentale sta combattendo contro il virus. Un allarme che di fatto combacia con il report delle autorità sanitarie texane alla stampa secondo cui almeno un'ottantina di persone avrebbero avuto contatti diretti e indiretti con Thomas Eric Duncan, il liberiano contagiato dall'ebola e ricoverato a Dallas. L'uomo avrebbe potenzialmente esposto al virus dalle dodici alle 18 persone sul territorio americano. Come riferisce la Bbc, il numero più ampio include persone che potrebbero anche non aver avuto contatti personali con l’uomo.

"L’epidemia di ebola - ha detto Anthony Banbury - è il peggior disastro cui ho mai assistito". Il capo della missione per l’emergenza del virus, che lavora per le Nazioni Unite dal 1988, ha ammesso di non aver "mai visto niente di simile e con un grado di pericolosità così elevato" nella sua carriera durante la quale ha attraversato emergenze, guerre e disastri naturali: "Lo dicono anche altre persone, esperti che solitamente non sono allarmisti". Un nuovo caso sospetto è spuntato alle Hawaii. Secondo l’emittente Abc una persona, che ha mostrato sintomi compatibili con quelli provocati dal virus della febbre emorragica, sarebbe stata messa in isolamento al Queen medical center di Honolulu per gli accertamenti del caso. Ma a destare maggior preoccupazione è il paziente ricoverato a Dallas che rappresenta il primo caso diagnosticato negli Stati Uniti. Secondo il New York Times, Thomas Eric Duncan sarebbe infatti entrato in contatto con persone ammalate a Monrovia e avrebbe trasportato alcuni infetti in un ospedale della città africana, prima di partire per gli Stati Uniti, dove poi ha sviluppato il virus.

Intanto aumentano le domande sui possibili errori commessi dai sanitari di Dallas nell’avere sottovalutato il caso. L’uomo era stato rimandato a casa il 24 settembre dal pronto soccorso dell’ospedale, anche se aveva dichiarato di essere da poco arrivato dalla Liberia. Sempre secondo il New York Times, Duncan era stato controllato prima di imbarcarsi e non presentava i sintomi di ebola. Lo screening presenta, tuttavia, diversi limiti: non può, infatti, capire se le persone controllate siano entrate in contatto con pazienti ammalati, lasciando a loro dire se il contatto è avvenuto o meno. A quattro componenti della famiglia di Duncan è stato ordinato di stare a casa e non ricevere visite fino al 19 ottobre. In una nota le autorità sanitarie del Taxas hanno sottolineato che "una disposizione per lo stretto controllo della salute pubblica è necessaria per assicurare" il rispetto delle procedure e ridurre al minimo il rischio di contagi.

"Questa disposizione - ha spiegato David Lakey, commissario per la salute in Texas - ci dà la possibilità di monitorare la situazione nel modo più meticoloso possibile".

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