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Egitto, Isis decapita ostaggio croato

Una settimana fa l'ultimatum: 48 ore per liberare le donne dalle carceri egiziane. Oggi una foto annuncia la morte

Tomislav Salopek decapitato dai jihadisti egiziani legati all'Isis
Tomislav Salopek decapitato dai jihadisti egiziani legati all'Isis

L'ultimatum degli uomini del sedicente Stato islamico era scaduto ormai da giorni. Quarantott'ore, tanto i jihadisti egiziani legati all'Isis avevano dato al regime per rispondere alle loro richieste, minacciando in caso contrario l'uccisione di Tomislav Salopek, un cittadino croato che lavorava nel Paese nord-africano per una compagnia francese.

La richiesta era tanto chiara quanto impossibile da soddisfare. Gli uomini dello Stato del Sinai chiedevano all'Egitto la liberazione delle "donne musulmane rinchiuse nelle carceri", senza specificare altro, promettendo di uccidere Salopek entro due giorni se la risposta non fosse stata positiva.

Questa mattina account twitter vicini al gruppo terrorista hanno pubblicato un'immagine che sembra non lasciare spazio a dubbi. Nella foto, estremamente cruenta, il corpo di Salopek decapitato, la testa appoggiata sulla schiena, come in tutte le esecuzioni del sedicente Stato islamico.

Nella didascalia che accompagna l'immagine è scomparso ogni riferimento alle donne in carcere. C'è invece un'accusa alla Croazia, "Paese che partecipa alla guerra contro lo Stato islamico". Il governo croato non conferma per ora la sua morte: "Non siamo al 100% certi che l'immagine sia vera".

Salopek era in Egitto con la Compagnie Générale de Géophysique (CGG), che lavora per compagnie del settore petrolifero. Era stato sequestrato il 22 luglio da un gruppo di uomini armati, che lo avevano costretto ad abbandonare la sua automobile e a seguirlo.

Significativo il luogo dove è avvenuto il rapimento di Salopek, a una cinquantina di chilometri dal Cairo. Un particolare da non trascurare, perché indice di un'azione al di fuori da quell'area del Sinai non lontana dalla Striscia di Gaza dove i jihadisti sono forti e dove da mesi il governo egiziano è impegnato in un'operazione di contrasto.

Non è la prima volta che la sigla egiziana che si rifa all'Isis uccide un occidentale. A dicembre 2014 era stata la volta di William Henderson, un esperto petrolifero. I jihadisti avevano rivendicato la sua uccisione pubblicando un messaggio corredato da alcuni suoi documenti d'identità.

A febbraio 2014 tre turisti sudcoreani erano invece morti nell'attacco a un bus preso di mira al valico con Israele. È tuttavia la prima volta che un ostaggio occidentale viene decapitato. In passato lo Stato del Sinai aveva già ucciso nello stesso modo, ma finora mai uomini stranieri.

Trent'anni, Salopek aveva già lavorato in passato in Medio Oriente.

Era sposato e aveva due figli.

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