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Erdogan accusa Israele di "nazismo". Netanyahu replica: "Dittatore"

Il Presidente turco ha paragonato il governo israeliano al “regime di Hitler”. Motivo di tale dichiarazione è la recente approvazione della “legge sulla nazione ebraica”, provvedimento che il leader di Ankara considera “nazista”

Erdogan accusa Israele di "nazismo". Netanyahu replica: "Dittatore"

Il Presidente turco Erdogan ha lanciato un duro attacco verbale al governo israeliano. Quest’ultimo, secondo il leader di Ankara, sarebbe “uguale al regime di Hitler”. Le critiche del Presidente sono state suscitate dall’approvazione, da parte della Knesset, della “legge sulla nazione ebraica”, provvedimento etichettato da Erdogan come “dichiaratamente di ispirazione nazista”. Il Primo Ministro di Gerusalemme, Benjamin Netanyahu, ha replicato alle accuse bollando il Capo dello Stato anatolico come un “dittatore”.

In un discorso ai militanti dell’Akp, formazione politica della quale Erdogan è l’esponente di punta, il Presidente turco ha criticato il voto favorevole della Knesset alla “legge sulla nazione ebraica”. Il provvedimento, varato una settimana fa, esalta il “legame indissolubile” tra la Palestina e il sionismo e definisce Israele “focolare nazionale del popolo ebraico”. Hamas e Al-Fatah hanno immediatamente criticato le nuove norme, accusando Netanyahu di “discriminazioni ai danni delle minoranze”. Erdogan, proclamatosi "paladino della causa palestinese", ha rivolto parole durissime all’indirizzo delle autorità di Gerusalemme: “La recente decisione della Knesset dimostra, senza ombra di dubbio, che Israele è la nazione più sionista, fascista e nazista del mondo. Non c’è alcuna differenza tra l’ossessione di Hitler per la razza ariana e la convinzione, nutrita da Netanyahu e dai suoi Ministri, circa l’appartenenza della Palestina al popolo ebraico. Lo spirito di Hitler, responsabile della più grande catastrofe nella storia dell’umanità, è risorto nelle menti e nei cuori dei leader israeliani.”

La reazione di Gerusalemme alle dichiarazioni del Presidente turco non si è fatta attendere. “Per opera di Erdogan, la Turchia,” ha affermato il premier Netanyahu, “si sta trasformando in una oscura dittatura, mentre, al contrario, Israele continua a salvaguardare i diritti dei propri cittadini. Erdogan odia la democrazia e manda in galera migliaia di suoi connazionali, mentre noi siamo fieri di difendere i valori nati negli anni della lotta alle dittature totalitarie.” Netanyahu ha poi evidenziato i rischi per la stabilità del Medio Oriente rappresentati dalle mire egemoniche del leader anatolico: “Erdogan vuole conquistare sempre più porzioni di Siria e di Iraq. Le ambizioni del Presidente sono la causa dei bombardamenti ai danni della popolazione di questi Paesi. I Siriani e i Curdi sono le vittime designate della sete di dominio del nuovo sultano.” Già all’inizio di quest’anno i due Governi erano stati artefici di un violento scambio di accuse. Il Capo dello Stato anatolico aveva allora definito il Primo Ministro di Gerusalemme “un terrorista che ha occupato illegalmente terre che non gli appartenevano”, mentre Netanyahu aveva replicato dichiarando di “non volere accettare lezioni di moralità da chi, da tanti anni, sgancia bombe contro civili innocenti.”

Le ultime esternazioni di Erdogan rischiano di compromettere per lungo tempo i rapporti tra i due Paesi. Le relazioni diplomatiche tra Turchia e Israele sono state interrotte una prima volta nel 2010. In quell’anno, Ankara adottò tale ritorsione in seguito all’uccisione di dieci attivisti turchi filo-palestinesi da parte dei militari di Gerusalemme. Le vittime si trovavano a bordo di una imbarcazione e stavano provando a consegnare viveri e medicine agli abitanti di Gaza violando il blocco navale imposto dallo Stato ebraico. Le relazioni diplomatiche sarebbero state ripristinate nel 2016, ma, soltanto due anni dopo, Erdogan e Netanyahu avrebbero riaperto le ostilità. A maggio di quest’anno, infatti, l’ambasciatore turco in Israele e il rappresentante del Governo di Gerusalemme ad Ankara sono stati richiamati in patria. La decisione di ritirare i rispettivi ambasciatori è stata presa dalle autorità dei due Paesi al culmine della “crisi di Gaza”. La Turchia aveva allora accusato lo Stato ebraico di uso eccessivo della forza nei confronti di inermi manifestanti palestinesi, mentre Netanyahu aveva denunciato le “simpatie per i terroristi di Hamas” nutrite da Erdogan. Tale scontro verbale ha prodotto, come conseguenza, il richiamo in patria dei rappresentanti diplomatici.

Le recenti dichiarazioni del leader turco e l’equiparazione tra governanti israeliani e Hitler rischiano di congelare per molto tempo le relazioni tra le due potenze mediorientali.

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