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Eurogruppo: giù tasse sul lavoro. Battibecco tra Renzi e il nuovo commissario Ue

Il premier italiano: "Basta lezioni dall'Ue". Ma Katainen: "Siamo interpreti, non maestri". Draghi: "Per far sì che tornino gli investimenti serve fare riforme strutturali più ambiziose"

Eurogruppo: giù tasse sul lavoro. Battibecco tra Renzi  e il nuovo commissario Ue

"L'Eurogruppo riafferma che la riduzione delle tasse sul lavoro è una chiara priorità politica". È quanto si legge nella nota diffusa al termine dell'Eurogruppo, in cui si auspica anche uno scambio delle migliori pratiche a livello comunitario. A novembre, partendo da questi principi a novembre nelle leggi di bilancio dei Paesi ed a Primavera 2015 si monitoreranno queste riforme. Dopo la discussione sulla riduzione del cuneo fiscale, oggi l'Eurogruppo ha discusso i principi comuni. "L'onere fiscale complessivo nella zona euro è al di sopra della media Ocse ed è sbilanciata verso il lavoro. In considerazione della necessità di consolidamento fiscale, la pressione fiscale sul lavoro è cresciuta negli ultimi anni. Questo è un chiaro impedimento per un funzionamento efficiente e regolare nell'area dell'euro dei mercati del lavoro e va contro l'obiettivo di stimolare l'attività economica e l'aumento dell'occupazione, in particolare, dato il livello di disoccupazione elevato in diversi Stati membri dell'area dell'euro".

Ridurre il carico fiscale sul lavoro, spiega la nota, ha il potenziale per sostenere i consumi, stimolare l'offerta di lavoro e dell'occupazione, nonché di migliorare il rapporto costo-competitività e la redditività delle imprese. "Si può quindi aumentare la domanda, la crescita e sostenere la creazione di posti di lavoro, e contribuire al buon funzionamento dell'unione monetaria. In questo contesto, l'Eurogruppo ribadisce il suo impegno a ridurre efficacemente l'imposta oneri sul lavoro".

Quindi per una riforma efficace del lavoro, l'Eurogruppo indica quattro priorità: "Progettazione delle riforme, mirata ai problemi specifici del Paese, garantendo semplicità per l'amministrazione fiscale". Serve poi una riforma fiscale su questo settore, con una riduzione compensativa delle spese, o spostando imposte sul lavoro verso le imposte meno dannose per la crescita. Infine serve un contesto politico più ampio che accompagni alle riforme sul lavoro un pacchetto di riforme del mercato e un sostegno politico e sociale con una redistribuzione del reddito.

"Non siamo maestri ma siamo interpreti di quanto tutti i Paesi rispettano gli impegni presi e di quello che hanno promesso agli altri Paesi, il patto di stabilità permette flessibilità, si può fare molto all’interno delle regole esistenti, l’importante è che non ci siano interpretazioni in bianco o nero, non si deve scegliere tra crescita o consolidamento perché la situazione non è semplice, occorre un’interpretazione sana del consolidamento di bilancio perché migliori la fiducia e al contempo considerare la composizione della spesa pubblica, affinché più paesi creino un ordine di priorità tra gli investimenti", ha dichiarato Jyrki Katainen, commissario Ue uscente agli Affari economici e futuro vicepresidente della Commissione che si insedierà a novembre rispondendo al premier Matteo Renzi che su twitter ha scritto "dall’Europa non ci aspettiamo lezioni".

"Che botta Katainen a Matteo Renzi. ’Non siamo maestri, ma interpretì. Morale: in Europa non si improvvisa", ha commentato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.

Anche il presidente della Bce ha lanciato un monito al governo italiano. "Per far sì che tornino gli investimenti serve fare riforme strutturali più ambiziose perché altrimenti la crescita è destinata a rimanere su livelli modesti. L’effetto delle politiche monetarie è maggiore se è stato preparato il terreno per riforme strutturali adeguate, piuttosto che in loro assenza.

Per questo si parla di dividendi delle riforme", ha detto Mario Draghi.

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