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Ex jihadista pentito: "Voglio solo dimenticare le atrocità dell' Isis"

In custodia cautelare da marzo, l'ex poliziotto dello Stato islamico racconta la sua testimonianza alle forze dell'ordine francesi

Ex jihadista pentito: "Voglio solo dimenticare le atrocità dell' Isis"

Un ex jihadista pentito ha raccontato la storia del suo inferno nello Stato islamico. Rientrato in Francia dalla Siria dopo sei mesi, l'uomo si è costituito volontariamente in commissariato. Ha prestato servizio a Raqqa, la capitale autoproclamata dell’Isis, arruolato come agente nel corpo della polizia islamica. Laggiù, spiega agli inquirenti francesi che lo tengono in custodia cautelare da marzo, sognava vivere in armonia con i precetti dell’Islam, e invece ha trovato violenza e barbarie.

"Non erano musulmani, un musulmano non può commettere simili atrocità", ha raccontato, secondo la testimonianza rivelata dal quotidiano Le Parisien e riportata da La Stampa.

Indottrinato in un carcere della banlieue parigina, a Fleury-Mérogis, dove si trovava per reati minori, fa amicizia con un gruppo di detenuti radicali, i "Fratelli Musulman". Così uscito di prigione decide di volare in Egitto, poi in Tunisia, dove finisce nuovamente dentro per uso di stupefacenti. Dietro alle sbarre ancora cattivi incontri. E a settembre 2014 parte per la Siria. Prima il volo per Istanbul, poi il trasferimento a Gaziantep e la corsa in taxi fino al confine siriano. "Nulla di più facile", spiega.

A Raqqa viene sottoposto a una complessa procedura di ingresso:"Passaporto sequestrato, poi due giorni di interrogatori... Hanno concluso che ero pulito". Seguono nove intensi giorni di indottrinamento, in compagnia di altre duecento reclute provenienti da mezzo mondo, dal Belgio alle Mauritius, dalla Svezia alla Turchia.

"Ci svegliavano tutti i giorni a colpi di kalashnikov" prima di iniziare con l'allenamento e l'indottrinamento. Dopo dieci giorni, insieme con i compagni, viene trasferito in un vicino campo di addestramento militare, dove impara a maneggiare kalashnikov, pistole, mitragliatrici, lanciarazzi.

Non volendo partecipare ai combattimenti, secondo quanto racconta, alla finestrapperà un incarico nella polizia islamica, "più tranquilla", e si occupa di "controllare i cittadini, fare multe, bloccare risse o tafferugli". Il francese descrive scenari da Welfare State, parla di "cure sono gratuite. Mi hanno dato 300 mila dollari per acquistare auto e casa - aggiunge - oltre a un salario mensile di 90 dollari".

Ma le esecuzioni, secondo quanto racconta, sono continue: da quel quattordicenne sgozzato perché non aveva finito la preghiera, fino agli omosessuali fatti precipitare come sacchi dai tetti dei palazzi. O quell’altro uomo accusato di "stregoneria" e decapitato davanti a lui. E poi i cadaveri. Tutti quei cadaveri esposti in strada con l’etichetta per spiegare i motivi dell’esecuzione.

Così decide di rientrare a Parigi e secondo quanto sostiene, ci riesce senza avere problemi. Ottiene l'autorizzazione di lasciare Raqqa. Ora garantisce di non essere un terrorista:"Quello che ho visto in Siria non è religione, è barbarie.

Non ho ucciso, ora voglio solo una vita normale, voglio dimenticare".

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