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Facebook censura RussiaToday "Vietano tutte le news su Trump"

Facebook blocca il live streaming dell’emittente russa che non potrà aggiornare la sua pagina Facebook con le news che riguarderanno l’imminente insediamento di Donald Trump

Facebook censura RussiaToday "Vietano tutte le news su Trump"

Russia Today (RT), una delle più note emittenti russe in lingua inglese, è stata bloccata da Facebook. Il ban, iniziato ieri dopo il discorso di addio del presidente Obama, durerà fino a sabato 21 gennaio alle 22:55 (ora di Mosca). A causa del blocco del live streaming l’emittente, storicamente vicina al Cremlino, non potrà aggiornare la sua pagina Facebook con le dirette dell’attesissimo insediamento del presidente Donald Trump previsto per domani.

Stando ad una prima ricostruzione, a motivare il parziale oscuramento dalla piattaforma di Mark Zuckerberg, sarebbe stata una presunta violazione del diritto d’autore commessa dal network d’informazione in occasione dell’ultimo discorso del presidente uscente. Ivor Crotty, responsabile dei social media per RT, ha però assicurato che l’emittente è nel giusto. «La sospensione dei diritti sui live streaming – ha spiegato Crotty – sembra da ricondurre ad un errore dell’algoritmo sul riconoscimento dei diritti acquistati dalle testate e speriamo che sarà risolto a breve». Finché la situazione non verrà chiarita, come ha spiegato il responsabile dei canali social, «RT potrà postare su Facebook solo i messaggi di testo».

Che si sia trattato, come si legge sul sito di RT, di uno «sbaglio»? Non la pensano così gli utenti più affezionati che in queste ore si sono precipitati a commentare l’accaduto, sui vari social network e direttamente sul sito internet di RT, gridando al «complotto» ai danni del pluralismo dell’informazione. «Censorbook è vivo e vegeto», è il commento sarcastico di qualcuno. Secondo un altro utente: «tutto questo è grottesco, dicono di difendere la libertà di pensiero ed invece sono dei dittatori». «Facebook – si legge ancora – sta rapidamente diventanto come il nazismo». Molti affezionati ad RT, come rivelano le migliaia di commenti lasciati in Rete, puntano il dito contro il discusso servizio di «fact checking» (ossia «verifica delle notizie») introdotto dal patron Zuckerberg e finanziato anche con i soldi della Open Society Foundation di George Soros, il magnate ungherese irriducibile sostenitore di Hillary Clinton.

Certo è che quella con Zuckerberg non è la prima disavventura che il canale russo, principale cassa di risonanza della voce di Mosca in Occidente, si trova ad affrontare. Prima di Facebook, nel 2013, una misura simile fu disposta dal canale news di Reddit. Per non parlare delle numerose complicazioni avute con gli istituti di credito che, in più di un’occasione, hanno rischiato di far fallire l’emittente filorussa. Ad ottobre 2016, infatti, la banca britannica NatWest decise di congelare tutti i conti correnti intestati ad RT.

A luglio 2015 anche la Barclays aveva disposto altrettanto, mentre – sempre ad agosto dello stesso anno – la spagnola Bbva aveva già impedito il trasferimento di ingenti somme di denaro, ottenute dalla vendita di pubblicità nel Regno Unito, sul conto di RT.

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