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La famiglia di Foley: "Isis ci ha avvertiti la settimana scorsa"

I genitori del reporter ucciso: "Ci avevano chiesto un riscatto di cento milioni di dollari". E dal giornale per cui Foley lavorava assicurano di aver avvertito Washington

I genitori di James Foley, il reporter americano ucciso da Isis
I genitori di James Foley, il reporter americano ucciso da Isis

L'Isis avrebbe avvertito la famiglia di James Foley via email giorni prima dell'esecuzione. La settimana scorsa, i terroristi dello Stato Islamico avrebbero infatti inviato email di minacce sia alla famiglia del reporter americano ucciso, sia al Global Post, la testata per cui Foley lavorava.

L'amministratore delegato del Global Post, Philip Balboni, ha dichiarato al Washington Post: "Sapevamo esattamente dove si trovasse dagli ostaggi già rilasciati. Sapevamo anche che i suoi diretti carcerieri erano jihadisti britannici".

Quanto alle email di minacce, Balboni ha assicurato di averle immediatamente inoltrate al governo americano e ha specificato come esse non contenessero richieste di sorta, ma annunciassero solo l'intenzione di uccidere Foley. Balboni, pur rifiutandosi di scendere nei dettagli, ha specificato che il Segretario di Stato John Kerry è stato personalmente coinvolto nelle ricerche o nei negoziati.

Parlando in conferenza stampa a Boston, Balboni ha poi spiegato di aver personalmente speso "milioni" nel tentativo di riportare Foley a casa, ma di essersi trovato di fronte ad interlocutori "spietati".

La famiglia di Foley e un ostaggio detenuto con lui hanno inoltre raccontato a The New York Times che i terroristi avrebbero richiesto un riscatto di cento milioni di dollari per la liberazione del giornalista.

Di ieri è invece la notizia secondo cui forze speciali americane avrebbero lanciato, nello scorso giugno, un'operazione per liberare il reporter in mano ai jihadisti di Isis: lo hanno comunicato fonti del Pentagono e della Casa Bianca, specificando come la missione fosse stata autorizzata "personalmente" dal presidente Barack Obama. Il raid non ha avuto successo perché gli ostaggi erano stati spostati durante le operazioni di avvicinamento.

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