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La famiglia di Jihadi John è costata ai contribuenti britannici 550mila euro

Oltre cinquecentomila euro, in venti anni, per l'affitto delle cinque case dove ha vissuto la famiglia del tagliagole dell'Isis

La famiglia di Jihadi John è costata ai contribuenti britannici 550mila euro

Grandi polemiche, nel Regno Unito, dopo che il Daily Mail ha svelato che la famiglia di Jihadi John, il "tagliagole" dell'Isis, è costata ai contribuenti britannici 400.000 sterline (550.000 euro). Ma a cosa si riferisce questa cifra? Per capirlo bisogna fare un passo indietro. Nel 1996 la famiglia di Mohammed Emwazi (questo è il vero nome di Jihadi John) ottiene l'asilo politico in Gran Bretagna. In virtù di questo riconoscimento giuridico l’affitto delle case in cui la famiglia ha vissuto nel corso di 20 anni (ben cinque in tutto), più altri benefit, sono a carico dello Stato. A pagare il conto, come rivela il quotidiano, è la municipalità di Westminster, che ancora sta versando l’affitto di 450 sterline a settimana (23.400 l’anno pari ad oltre 32.000 euro) dell’ultima casa della famiglia Emwazi, nonostante le regole prevedano che questo tipo di sostegno possa durare al massimo 13 settimane.

Il Mail cita tra l’altro l’appartamento del valore di 1,4 milioni di sterline dove la famiglia Emwazi ha vissuto nel quartiere signorile di Maida Vale dal 2005 al 2007. Prima di allora vivevano in un a casa da 600.000 sterline vicino al campo di cricket più celebre del mondo, il "Lord’s Cricket Ground". Insomma, un trattamento di favore per questa famiglia proveniente dal Kuwait.

Ieri intanto un altro quotidiano britannico, il Telegraph, ha pubblicato il contenuto di una telefonata che il padre del terrorista, Jaseem Emwazi, ha fatto al telefono con un collega. L’uomo racconta che il giovane, nel 2013, prima di varcare il confine con la Siria e diventare il boia dello Stato Islamico, chiamò dalla Turchia per invocare la benedizione e il perdono dei genitori. "Vaff..... Spero tu muoia prima di arrivare in Siria", fu la risposta del padre. Che definisce il figlio "un cane, un animale, un terrorista". A rivelare il contenuto della telefonata tra il padre (he oggi lavora come commesso in un supermercato in Kuwait) e il figlio terrorista è Abu Meshaal, collega di Jaseem. L'uomo, come racconta Meshaal al quotidiano britannico, era in lacrime durante la telefonata nella quale ieri spiegava i motivi della sua assenza dal lavoro. Troppa la vergogna e lo sconcerto per aver scoperto la verità sul figlio. Altri amici e colleghi dell’uomo riferiscono delle sue preoccupazioni per la svolta jihadista intrapresa dal figlio ben prima che venisse svelata la sua vera identità. I suoi datori di lavoro non lo ritengono responsabile per le azioni di Jihadi John e gli hanno detto che può riprendere il suo posto in qualsiasi momento.

La moglie Ghania, scrive ancora il Telegraph, vive invece a Londra, la città nella quale è cresciuto e si è radicalizzato il figlio Mohammed.

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