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Fbi perquisisce ufficio dell'avvocato di Trump. L'ira del presidente

"Il segreto professionale degli avvocati a tutela dei clienti è morto", scrive Trump su Twitter dopo che l'Fbi ha perquisito casa e ufficio del suo avvocato. L'iniziativa è partita da Robert Mueller, che indaga sul Russiagate

Fbi perquisisce ufficio dell'avvocato di Trump. L'ira del presidente

Dire che è arrabbiato nero è usare un eufemismo. Il presidente Trump, quando ancora non sono le 7 del mattino, inizia a tuoare su Twitter contro l'Fbi, che ha perquisito l'ufficio di uno dei suoi avvocati, Michael Cohen: "Il segreto professionale degli avvocati a tutela dei clienti è morto", tuona il presidente, che poi definisce l'inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate "una completa caccia alle streghe".

Ma cos'è che ha scatenato la rabbia di Trump? Il fatto che gli agenti federali che indagano sui rapporti tra la campagna di Trump e la Russia abbiano perquisito l'ufficio di Cohen, la sua abitazione e una camera d'albergo. Al vaglio degli inquirenti le ipotesi di frode bancaria, frode telematica e violazioni delle norme relative ai finanziamenti della campagna. Gli investigatori intervenuti al Rockefeller Center hanno sequestrato anche il computer e il telefono dell'avvocato, che ha dovuto consegnare le proprie dichiarazioni dei redditi e i documenti sui suoi clienti.

Tra i fascicoli, anche elementi relativi al versamento che Cohen ha effettuato nel 2016 a beneficio della pornostar Stormy Daniels. La donna alcune settimane fa ha fatto sapere di aver avuto una relazione con Trump nel 2006 e di aver ricevuto 130.000 dollari da Cohen per non parlare a nessuno della vicenda.

Per Stephen Ryan, legale di Cohen, l'azione dell'Fbi "è inappropriata e non necessaria", visto che il suo cliente "ha collaborato totalmente con le entità governative, fornendo anche migliaia di documenti al Congresso e rilasciando dichiarazioni sotto giuramento". Tra i documenti sequestrati, afferma Ryan, ci sono anche "comunicazioni riservate tra avvocato e cliente". Per sostenere le accuse ipotizzate, gli investigatori dovrebbero trovare elementi per provare che il pagamento a Stormy Daniels mirasse effettivamente ad influenzare il voto imminente e non, ad esempio, solo a tutelare la reputazione del cliente.

Cohen ha sempre detto di aver agito in maniera autonoma, senza coinvolgere o informare Trump, e di aver utilizzato ''fondi personali'' per un "pagamento legale che non era un contributo alla campagna".

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