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Filippine, prete in fuga dagli "squadroni della morte": "Temo per la mia vita"

Un sacerdote redentorista è stato costretto ad abbandonare il suo monastero per sfuggire agli "squadroni della morte"

Filippine, prete in fuga dagli "squadroni della morte": "Temo per la mia vita"

Teme per la sua vita padre Amado L. Picardal, al punto di abbondare il suo monastero, a Cebu, per rifugiarsi in “un posto più sicuro”. Siamo nell’arcipelago delle Filippine, dove migliaia di persone sono rimaste uccise nella sanguinosa guerra alla droga scatenata dal presidente Rodrigo Duterte. Per denunciare quelle morti, padre Picardal, si è sempre esposto in prima persona bollandole come “uccisioni di Stato”. Sin da quando l’attuale presidente filippino era sindaco di Davao, il religioso, ha aiutato la Commissione sui diritti umani ad indagare sulla lunga scia di sangue che il Trump delle Filippine ha lasciato dietro di sé.

Ma veniamo ai giorni d’oggi. Da qualche tempo il sacerdote era finito sotto la lente d’ingrandimento degli “squadroni della morte” ovvero le famigerate unità arruolate dall’ex sindaco di Davao per ripulire le strade da spacciatori e tossicodipendenti. Ad attirare le attenzioni dei “vigilantes” sembra sia stato il clamore suscitato delle iniziative messe in campo dal religioso: ultima in ordine di tempo una “biciclettata” per condannare le uccisioni extragiudiziali. E non solo. Il redentorista ha anche offerto rifugio ad ex membri degli squadroni della morte disposti a testimoniare di fronte alla Corte Penale internazionale che, a febbraio scorso, ha aperto un’inchiesta sui presunti crimini contro l’umanità commessi dal presidente delle Filippine. Lo stesso sacerdote, nonostante tutto, si è detto pronto a contribuire con la sua testimonianza. “Questo - ha spiegato il religioso a Fides - è probabilmente uno dei motivi per cui oggi sono stato preso di mira da questi vigilantes”.

Del caso di padre Picardal ha parlato anche la stampa filippina.

Ed è proprio dalle colonne del Philippine Daily Inquirer che il portavoce di Duterte, Harry Roque, ha liquidato così le accuse del sacerdote: “Dovrebbe cercare un rimedio legale invece di dichiarare semplicemente che la sua vita è in pericolo”.

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