Mondo

La Francia invia unità d'assalto anfibio nel Pacifico occidentale

Chiara dimostrazione di forza rivolta alla Cina. La Francia controlla diversi territori insulari del Pacifico come la Nuova Caledonia e la Polinesia francese. Il ruolo della guardia costiera.

La Francia invia unità d'assalto anfibio nel Pacifico occidentale

La Francia invierà una delle sue portaelicotteri d'assalto anfibio nel Pacifico occidentale, in una chiara dimostrazione di forza rivolta alla Cina. La nave di proiezione e comando classe Mistral, condurrà esercitazioni intorno all'isola Tinian con a bordo personale inglese, giapponese e statunitense. Londra garantirà anche alcune piattaforme a rotore. L’unità d'assalto anfibio polivalente sarà integrata in un gruppo aeronavale francese.

L'isola di Tinian fa parte delle Isole Marianne Settentrionali che comprendono Guam, 2.500 chilometri a sud di Tokyo. Secondo la Reuters, l'esercitazione si svolgerà tra la seconda e la terza settimana di maggio. Pechino sta estendendo la sua influenza oltre le sue acque costiere nel Pacifico. La mossa preoccupa il Giappone, Stati Uniti e Francia. Parigi, infatti, controlla diversi territori insulari del Pacifico come la Nuova Caledonia e la Polinesia francese.

Il Giappone, stretto alleato degli Stati Uniti, possiede la seconda marina militare dell’Asia dopo la Cina, ma sta forgiando nuovi legami di difesa con la Francia e la Gran Bretagna. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe, nel week end si recherà in Europa per dei colloqui con i leader dell'Unione europea. Previsto un incontro con il presidente francese Francois Hollande.

Il triangolo strategico nel Mar Cinese Meridionale

Pechino, intanto, ha dato il via ai lavori su Scarborough Shoal per la realizzazione di una stazione ambientale. Le stazioni di monitoraggio, con banchine ed altre infrastrutture, rientrano negli interventi programmati per l’anno in corso.

Le Paracel, insieme alle Spratly, e Scarborough Shoal, rappresentano un ruolo chiave nella strategia di sorveglianza e proiezione del triangolo strategico nel Mar Cinese Meridionale.

Lo scorso febbraio, la Cina ha completato la costruzione di venti silos dislocati negli avamposti delle isole Spratly, in grado di accogliere missili terra aria a lungo raggio a protezione delle aree contestate nel Mar Cinese Meridionale. Le strutture si trovano nelle scogliere di Subi, Mischief e Fiery Cross nelle Spratly. Nelle sette isole artificiali, la Cina ha schierato diverse batterie missilistiche HQ-9 con una gittata di 200 chilometri, a protezione dei tre aeroporti costruiti. I silos, secondo le presunte dimensioni, larghi venti metri e profondi dieci, potrebbero ospitare diversi sistemi HQ-9.

L’isola di Woody, la più grande della catena Paracel, è stata la prima ad accogliere sistemi di difesa a protezione dell’aeroporto che ospita in turnazione caccia intercettori Shenyang J-11, cacciabombardieri Xian JH-7 e droni a bassa osservabilità Harbin BZK-005. La Cina rivendica Woody Island fin dal 1950, ma è contestata anche da Taiwan e Vietnam. Nelle Paracel sono stati rilevati quattro porti in grado di accogliere unità di grandi dimensioni e cinque strutture più piccole. La Cina ha poi costruito cinque eliporti, con principale base della forza a rotore localizzata nell’isola di Duncan.

Costellato da piccole isole, scogli e secche, il Mar Cinese Meridionale è al centro di una disputa territoriale che contrappone tra loro Brunei, Malesia, Filippine, Taiwan, Vietnam, Corea del Sud, Giappone e Cina. Tensioni che si sono acuite negli ultimi anni. Gli Stati Uniti si oppongono alla militarizzazione del Mar Cinese Meridionale, dove transita un terzo del traffico marittimo mondiale.

Il ruolo della guardia costiera

E’ concepito come il nuovo strumento per affermare la sovranità di un paese sulle acque contese, così come avviene nella regione Asia-Pacifico. A differenza delle unità militari, la guardia costiera offre un volto meno militarista del potere statale nelle zone marittime contese e dimostra che la controversia in questione resta sotto la giurisdizione civile nazionale, soggetta a leggi e regolamenti. Diverso l’approccio per le unità militari che rappresentano una segnale forte del potere statale ed inviano un chiaro messaggio: il territorio oggetto di controversia è una questione di sicurezza nazionale, con opzione militare prevista e percorribile. Ed è quello che sta avvenendo nel Mar Cinese Meridionale, anche se l’approccio potrebbe essere solo di facciata. Le unità della China Coast Guard, ad esempio, hanno offuscato il confine tra le piattaforme e le missioni tradizionalmente associati alle forze dell'ordine a quelle adibite alla difesa nazionale in tempo di pace. Pechino ha realizzato la più potente guardia costiera al mondo, con stazza complessiva stimata di quasi 200 mila tonnellate. La bianche unità cinesi (da considerare come pattugliatori armati), sono impiegate per rafforzare le rivendicazioni legali rispetto ad altri pretendenti, così da dimostrare il controllo amministrativo sul territorio conteso.

La piattaforma 3901 ad esempio. Ufficialmente è una nave della Guardia Costiera. In realtà si tratta una vettore corazzato con un dislocamento di 12 mila tonnellate, in grado di raggiungere i 25 nodi ed armato con un sistema principale a fuoco rapido da 76 millimetri e due torrette secondarie (probabilmente cannoncini antiaerei da 30mm). La 3901 della China Coast Guard è stata progettata per trasportare due elicotteri pesanti multiruolo Z-8. Il disegno sembra essere un’evoluzione delle corvette a bassa osservabilità classe Jiangdao. Per fare un esempio: le cacciatorpediniere missilistiche classe Arleigh Burke della Marina Militare USA hanno in genere un dislocamento di appena 9.700 tonnellate. Le navi cinesi sono il 50% più grandi degli incrociatori lanciamissili classe Ticonderoga.

La cosiddetta flotta bianca della Guardia Costiera cinese, si sta lentamente trasformando in una componente a lungo raggio che potrebbe rappresentare una sfida nell’attuale scacchiere nella Regione.

Commenti