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Giappone, abbandona il padre malato di Alzheimer in autogrill

Una donna disoccupata di 46 anni ha abbandonato suo padre, anziano e gravemente malato di Alzheimer, nei pressi di un autogrill: arrestata

Giappone, abbandona il padre malato di Alzheimer in autogrill

Un anziano cammina lungo il ciglio di una superstrada. Ha un’andatura incerta e sofferente e sembra procedere più per inerzia che per volontà. Dove sta andando?

Tutto intorno ci sono gli ultimi scampoli di periferia e il traffico che scorre veloce e minaccioso. Siamo a Kobe, in Giappone. E quella fisionomia solitaria viene notata da una pattuglia di agenti. Il primo pensiero è quello di farlo salire a bordo per metterlo al sicuro. L’uomo si lascia avvicinare. È spaventato e confuso. Non sa più chi è e neppure dove sta andando. L’unica cosa che ricorda è il nome della persona a cui vuole bene: Ritsuko Tanaka, sua figlia.

Ed è proprio grazie a questa unica indicazione che gli agenti riescono a riportarlo a casa. Ha percorso più di 70 km. Come ha fatto? A piedi? Impossibile. Ritsuko crolla e confessa tutto. È stata lei a condurlo fin laggiù nella speranza che l’oblio lo inghiottisse. Ha 46 anni ed è disoccupata, suo padre ne ha 79 ed è malato di Alzheimer. Non riesce più a prendersene cura e lo abbandona in un autogrill. A chi glielo ha riportato a casa sano e salvo non ha gettato le braccia al collo, ma avrebbe detto: “Avreste fatto meglio a ricoverarlo in una struttura sanitaria”. Adesso, la donna è stata arrestata e la giustizia farà il suo corso. Quello in cui Ritsuko ha fallito, invece, è riuscito al signor Kurokawa che, nel marzo 2011, ha lasciato la sorella maggiore, disabile, sulle montagne ad est di Tokyo. Non è mai stata ritrovata.

Sono storie che fanno venire la pelle d’oca e che, soprattuto in Giappone, scuotono l’opinione pubblica in maniera viscerale. Questo perché fanno riaffiorare l’eco di una tradizione mitologica e lontana. Secondo alcuni, infatti, quello che è accaduto a Kobe non è altro che l’ultimo caso di ubasute (letteralmente significa “abbonare una donna anziana”). Nell’Arcipelago dell’antichità sembra fosse un’eventualità concessa e codificata. Una sorta di eutanasia, praticabile in casi eccezionali, ovviamente, come quelli di carestia e siccità. Abbandonare un parente malato al suo destino, con il suo consenso, serviva a mettere al riapro il resto della famiglia, alleggerendola in un momento difficile di un “peso”.

Anche se c’è chi sostiene che si tratti solo di un’antica leggenda che ha ispirato letteratura e cinematografia.

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