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Kiev, giornalista ucciso nell'esplosione della sua auto

Pavel Sheremet, giornalista di inchiesta della Ukrainsaya Pravda, è morto stamattina nell'esplosione della sua auto in centro a Kiev. Stava lavorando su casi di corruzione. Sul caso indaga anche l'Fbi. Zakharova: "Ucraina fossa comune per giornalisti"

Kiev, giornalista ucciso nell'esplosione della sua auto

Ha percorso solo pochi metri a bordo della sua auto, stamattina, dopo essere uscito di casa per recarsi al lavoro, Pavel Sheremet, giornalista bielorusso della Ucrainskaya Pravda. Gli ultimi, prima di morire nell’esplosione dei 600 grammi di tritolo contenuti nell'ordigno artigianale che ha fatto saltare in aria la sua auto, stamattina alle 7.30, all’incrocio tra via Bogdan Khmelnitskij e Ivan Franco, nel centro di Kiev.

“Un ordigno controllato a distanza, o ad esplosione ritardata”, fa sapere Zorian Shkiriak, consigliere del ministro dell'Interno ucraino, che qualcuno ha sistemato nell’abitacolo dell’auto di Sheremet, “molto vicino alla vittima”. Nato a Minsk nel 1971, il giornalista investigativo viveva in Ucraina da cinque anni e qui lavorava per il quotidiano Ucrainskaya Pravda ed era anche conduttore di un programma radiofonico su Radio Vesti. Aveva lavorato molti anni per la televisione di Stato russa, Pervij Kanal, e per la rivista Ogonek. Critico nei confronti del presidente bielorusso, Alexandr Lukashenko, Sheremet era stato arrestato nel 1997 mentre preparava un reportage sulla situazione tra Bielorussia e Lituania, con l’accusa di condurre un lavoro giornalistico illegale e di essere al soldo di servizi segreti stranieri. Fu condannato per questo a due anni di carcere, ma dopo le pressioni di Mosca, fu scarcerato dopo tre mesi.

L'auto su cui viaggiava Sheremet era un’auto aziendale ed apparteneva al direttore del giornale, Jelena Pritula. La donna è stata messa, per questo, sotto scorta. La polizia di Kiev ha già parlato di “omicidio” premeditato e sta conducendo le indagini preliminari su quanto accaduto, ma è giallo su chi potrebbe aver avuto interesse ad eliminare il giornalista.

L'Ucraina (non il Paese ma il sistema) sta diventando una fossa comune per i giornalisti e il giornalismo", ha denunciato la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, in un post su Facebook, in cui ha ricordato il famoso giornalista come “un professionista che non aveva paura di dire a diverse autorità e in diversi momenti tutto quello che pensava di loro e che per questo godeva di rispetto".

Il presidente ucraino Petro Poroshenko, da parte sua, ha chiesto agli inquirenti una velocizzazione delle indagini sull’omicidio del reporter, assicurando, sempre via Facebook, che "i responsabili saranno puniti". Kiev fa sapere che le piste seguite al momento sono in primis quelle legate alle attività professionale di Sheremet, che stava conducendo diverse inchieste sulla corruzione, una vera e propria piaga in seno al governo di Kiev, che ha portato alle recenti dimissioni dell’ex premier Arsenij Yatsenyuk.

Il consigliere del ministro dell'Interno, Zoryan Shkiryak, ha fatto sapere però di non voler escludere neppure la “pista russa". Dichiarazioni alle quali ha subito replicato il Cremlino, ricordando che Sheremet era un cittadino russo. "L'assassinio di un cittadino russo e di un giornalista in Ucraina è fonte di grave preoccupazione per il Cremlino”, ha quindi detto il portavoce di Putin, Dmitrj Peskov, incoraggiando le autorità ucraine a condurre una inchiesta “veloce ed imparziale per portare di fronte alla giustizia i mandanti di questo omicidio".

Inchiesta che, su volere del presidente ucraino Petro Poroshenko sarà condotta con la collaborazione dell'Fbi, che si sarebbe già messa a disposizione del presidente ucraino, il quale ha invitato anche l’Europol a partecipare alle indagini. L’omicidio di Sheremet è stato condannato anche dall’Osce che ha chiesto che la “situazione della sicurezza dei giornalisti in Ucraina” venga affrontata “in modo efficace ed urgente".

L’omicidio del reporter bielorusso arriva, infatti, dopo la diffusione da parte ucraina della lista di proscrizione dei reporter di tutto il mondo bollati come terroristi per essersi accreditati nei territori di Donetsk e Lugansk, controllati dai separatisti. Inoltre, ad aprile dell'anno scorso, il reporter ucraino Oles Buzina, noto per le sue posizioni filorusse, era stato freddato da due uomini con il volto coperto, davanti alla sua abitazione. Anche il giornalista georgiano, Georgiy Gongadze, fondatore del quotidiano dove lavorava Sheremet, l'Ukrainskaya Pravda, fu rapito e assassinato in Ucraina nel 2000.

Per entrambi gli omicidi, non ci sono ancora i nomi dei colpevoli.

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