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La Guinea impone il veto ai suoi cittadini di recarsi alla Mecca a causa dell'Ebola

A causa dell'epidemia d'Ebola, non ancora debellata in Guinea, il Paese africano ha proibito ai suoi cittadini, per il secondo anno di fila, di recarsi alla Mecca

La Guinea impone il veto ai suoi cittadini di recarsi alla Mecca a causa dell'Ebola

Una tragedia che non sembra mai avere fine. Il bilancio dei pellegrini morti alla Mecca cresce di ora in ora. L'ultimo conteggio parla di 717 vittime. Durante la festa del Sacrificio, una marea umana ha cominciato a spingersi, schiacciarsi e così il flusso di persone è divenuto un ariete vivente che ha travolto centinaia di vite.

Ma all'interno del macroscopico dramma di quanto avvenuto alla Mecca, come in un gioco di matriosche del dolore, si svela un' altra disgrazia. E' sempre connessa al pellegrinaggio alla Mecca, ma è una storia minore, di un Paese minore e lontano dai riflettori. E' una storia che parla di chi non c'era, di chi in apparenza può rientrare nel conteggio dei sopravvissuti, se non fosse che il non esserci alla festività religiosa non è stato dettato dall'imprevedibile e dalla fatalità degli eventi, ma da un divieto che celato rivela un' altra tragedia: lontana, silenziosa e invisibile.

Ecco così che si palesa una storia immolata a un fatalismo intrinseco, di quelle che non vedono vie d'uscita, come una moneta senza testa ma con soltanto due croci.

È tutto questo ciò che è avvenuto ai fedeli musulmani della Guinea.

Il Paese dell'Africa occidentale, l'anno scorso era stato investito dall'epidemia di Ebola che aveva travolto anche Sierra Leone e Liberia. Quest'anno il governo ha proibito ai suoi cittadini, di cui l'85% musulmani, di partecipare per il secondo anno di fila all'haji.

Una decisione che in apparenza sembra più nascondere che comunicare, ma che osservandola in filigrana, rivela invece la realtà della Guinea dove Ebola non è stata sconfitta, le morti a causa del virus proseguono e la paura impone prostrazioni e accettazioni. Come in un pellegrinaggio, ma senza un Dio e senza misericordia.

Africa e Arabia, una fede e un divieto, ma più che la morte, fin troppo banale come fil rouge, ad accomunare i due Paesi ci sono quelli che erano etnologici simboli della vita: le lenzuola bianche indossate dai pellegrini e figurazione delle camere nuziali ma divenute oggi, per contrappasso, sudari intrisi di una disperazione senza appigli e di una morte inattesa.

Entrambe, assolute e indiscusse, proprio come un atto religioso.

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