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Hong Kong, molotov contro un giornale che dà voce ai dissidenti cinesi

Presi di mira i giornali liberali dell'editore Jimmy Lai (in carcere da dicembre), che contestano Pechino. Molotov anche contro la sua casa

Jimmy Lai, arrestato nel dicembre 2014
Jimmy Lai, arrestato nel dicembre 2014

Chi ha a cuore la libertà dovrebbe occuparsi anche di Jimmy Lai, l'editore che, a Hong Kong, dà spazio ai dissidenti cinesi e ha sostenuto il movimento democratico Occupy Central. La scorsa notte alcune bombe molotov sono state lanciate contro la sua casa e contro la sede della società editrice da lui fondata, la Next Media. Gli attacchi, ripresi da alcune telecamere, sono avvenuti quasi simultaneamente. Segno evidente che c'era una precisa strategia. Un filmato ha ripreso il primo assalto. Poco dopo quello alla sede del gruppo che pubblica l’Apple Daily e il settimanale Next.

Grande sostenitore delle lotte per la democrazia e le riforme politiche che paralizzarono Hong Kong l'autunno scorso, Lai scese in piazza per la "Rivoluzione dell'ombrello" che chiedeva il suffragio universale e il rispetto dei patti da parte di Pechino (sul sistema di voto, ndr). A dicembre, durante lo sgombero del campo di protesta di Admiralty, Lai è finito in manette insieme ad altri leader della campagna di disobbedienza civile. Poco prima dell'arresto aveva deciso di lasciare il vertice del gruppo editoriale dicendo di voler "trascorrere più tempo con la famiglia e curare i propri interessi". Mark Simon, portavoce di Next Media, ha detto che le aggressioni fanno parte dei "continui sforzi per cercare di intimidire la stampa a Hong Kong. Si tratta di pura e semplice intimidazione".

La dinamica degli attacchi

Da un'auto in corsa è stato lanciato un oggetto, che è scoppiato in fiamme quando ha colpito il cancello dell'abitazione di Lai. Circa 20 minuti dopo uno o due congegni sono stati lanciati contro gli uffici di Next Media. Questi atti non saranno tollerati "indipendentemente dallo status sociale e dalla provenienza o posizione politica (di qualunque individuo)", ha detto Rimsky Yuen, segretario per la Giustizia di Hong Kong. L'auspicio è che sia veramente così e non prevalga la censura (violenta o silenziosa) nei confronti dei giornali di Lai.

E che lui ritrovi presto la libertà.

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