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I fondamentalisti islamici ogni giorno uccidono 12 cristiani

Tra i Paesi musulmani dove i cristiani vengono maggiormente massacrati non ci sono solo Siria, Iraq e Nigeria

I fondamentalisti islamici ogni giorno uccidono 12 cristiani

I cristiani nel mirino della jihad islamica. Non è una novità, ma a impressionare sono i numeri. Secondo Open Doorse, organizzazione americana protestante, tra gli uomini, le donne e i bambini uccisi per la loro fede sono stati 4.344, il quadruplo rispetto a due anni fa a causa della nascita dell’Isis e del gruppo terroristico di Boko Haram in Nigeria. Se secondo Open Doors i cristiani uccisi, torturati e imprigionati nel mondo sono 100 milioni, per Jean-Michel di Falco, Timothy Radcliffe e Andrea Riccardi, autori del "Libro nero della condizione dei cristiani nel mondo", l’80% delle persecuzioni religiose avvengono contri i cristiani e in termini assoluti il numero si aggirerebbe tra i 150 e 200 milioni.

In base alla World Watch List 2015, pubblicata da Open Doors, tra i Paesi musulmani dove i cristiani vengono maggiormente massacrati non ci sono solo Siria, Iraq e Nigeria, ma anche Somalia, Afghanistan, Sudan, Iran, Pakistan, Eritrea, Egitto, Brunei. Nella stessa lista compaiono per la prima volta anche Messico, Turchia e Azerbaijan, mentre Sudan ed Eritrea sono i Paesi dove i cristiani vivono sotto il giogo di persecuzioni continue. Il primato però spetta alla Corea del Nord che nelle sue prigioni tiene segregati circa 70mila cristiani. Nel periodo considerato dall’organizzazione americana le chiese bruciate o distrutte sono state circa 1.062. Dopo la pubblicazione delle vignette di Charlie Hebdo in Niger la furia islamica si è abbattuta contro 45 chiese, causando la morte di almeno 10 persone, più di cento feriti e arresti. In India, secondo un rapporto dell’organizzazione non governativa Catholic Secular Forum, nell’anno appena trascorso, 7mila seguaci di Cristo sono stati vittime di aggressioni, mentre cinque sono stati uccisi.

Sotto accusa è il premier Narendra Modi che non ha mai condannato le violenze, nemmeno dopo l’incendio di una chiesa a New Delhi.

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