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I sogni (irrealizzabili) di Di Maio: "Reddito minimo e meno tasse"

Va in Confcommercio e rilancia il reddito di cittadinanza: "Non darò soldi a chi sta su divano". E promette: "Tagliarò le tasse e ne ridurrò il numero". Ma non spiega con che soldi

I sogni (irrealizzabili) di Di Maio: "Reddito minimo e meno tasse"

La Germania ha impiegato "sei mesi" per la formazione del governo. Per rassicurare gli industriali, che guardano alla formazione del governo, Luigi Di Maio promette di impiegarci "di meno rispetto a quei tempi". La partita, però, passa inevitabilmente dall'elezione dei presidenti delle Camere e dalle consultazioni di Sergio Mattarella al Quirinale. In questo lasso di tempo si lavorerà per trovare una maggioranza (più o meno solida) a sostegno di un governo (politico, istituzionale o di scopo). Oggi il candidato premier grillino ha incontrato i vertici di Confcommercio dove ha presentato il programma economico del Movimento 5 Stelle. Un programma difficilmente realizzabile perché spazia dal reddito di cittadinanza all'abbattimento della pressione fiscale, dalla riduzione del numero delle tasse al disinnesco delle clausole di salvaguardia.

Di Maio non parla di coperture economiche. Anzi. Il suo è un elenco di proposte. Una sorta di libro dei sogni. Al primo punto c'è sicuramente il reddito di cittadinanza o, come l'ha ribattezzato oggi Beppe Grillo sul blog, il "reddito di nascita". Il suo pupillo, davanti agli industriali, prova a correggere il tiro. Ma il sapore della misura resta quello lì. "Non abbiamo intenzione di dare soldi alle persone senza che facciano nulla - spiega - noi crediamo nella flex security in uno Stato che sia in grado, quando un datore licenzia una risorsa, di prendere quella persona per mano, riqualificarla e re-immetterla nel mercato del lavoro". "Da me avete la rassicurazione del fatto che nessuno potrà starsene sul divano", insiste garantendo che il reddito di cittadinanza non sarà uno strumento di "assistenzialismo". Come riuscirà a farlo, non lo spiega. Anche perché questa misura sarà affiancata la riduzione del numero delle tasse "per dare serenità alle attività produttive". E ancora: sul tema della stabilità economica si impegna a disinnescare le clausole sull'aumento Iva "subito e non per motivi tecnici".

Davanti agli industriali riuniti a Milano, Di Maio usa toni distensivi. Ed evita persino di innescare la polemica con il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, che in mattinata gli ha ricordato la validità del tetto del 3% sul rapporto deficit/Pil. "Tutte le forze politiche sono chiamate ad atti di responsabilità", commenta il grillino apprezzando gli apprezzamenti fatti dallo stesso Moscovici.

"Prima di parlare di parametri e sforamenti del deficit andiamo a prendere i soldi spesi male e investiti male", spiega Di Maio definendo "importante" qualsiasi intervento di spending review.

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