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I sondaggi dicono Hillary ma Trump ce la può ancora fare

L'attenzione di tutti è concentrata sui cosiddetti "swing states", cioè gli Stati in bilico: Nevada, Iowa, Ohio, North Carolina e Florida. Ma questa volta il loro numero è più alto del solito

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Il grande giorno è arrivato. Tra poche ore (stanotte o al massimo domattina) sapremo il nome del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Con 324 milioni di persone gli Usa sono il terzo Paese più popoloso del mondo, dietro a Cina e India. Gli aventi diritto di voto sono 221 milioni di cittadini, 27 milioni dei quali sono afroamericani, oltre 27 milioni ispanici e circa 9 milioni asiatici. Sono circa 200 milioni gli aventi diritto che si sono iscritti per votare in questo Election Day. Diventa presidente chi ottiene il maggior numero di grandi elettori (almeno 270 su 538), assegnati Stato per Stato a seconda della popolazione (ecco come funziona il sistema elettorale)

Hillary Clinton ha votato nel suo seggio elettorale a Chappaqua, nello Stato di New York, non lontano dalla sua residenza. Accompagnata dal marito Bill, è apparsa sorridente, ha stretto mani e salutato i presenti, una folla di persone che le si è stretta intorno, scattando foto con gli immancabili smartphone. Bocca cucina con la stampa.

Di buon mattino Donald Trump ha fatto un bilancio della campagna elettorale su Fox News Channel. "È stato un bel processo. Ho girato tutto il Paese e incontrato persone a ogni livello, e sono straordinarie". Non ha mancato di rimarcare che se non vincerà le elezioni, sarà stato "un tremendo spreco di denaro, energia e tempo". Poco prima aveva pubblicato un tweet ispirato al leit motive della sua campagna: "Oggi rendiamo l’America grande di nuovo". In America è così. La campagna elettorale non finisce mai, fino all'ultimo istate, ogni occasione è buona per convincere gli elettori.

Trump batte Clinton per 32 a 25 nel primo risultato vero, quello uscito in tre minuscoli villaggi del New Hampshire dove, come da tradizione sin dal 1960, si vota allo scoccare della mezzanotte: Dixville Notch, Hart e Millsfield.

Paradosso elettorale. Alla vigilia dell’apertura dei seggi è aumentato in termini percentuali il vantaggio della Clinton a livello nazionale, ma il distacco è calato in termini di grandi elettori. E come già ricordato sopra è questo l'unico dato che conta.

Gli Stati chiave. Sebbene gli Stati americani siano 50, solo alcuni di essi faranno la differenza. L'attenzione è concentrata sui cosiddetti "swing states", cioè gli Stati in bilico: Nevada, Iowa, Ohio, North Carolina e Florida. Ai quali si aggiungono anche Pennsylvania, Arizona, Nevada, Colorado, Georgia, Iowa, Wisconsin, Virginia e New Hampshire.

La notte elettorale. Tra le 18 e 19 locali (mezzanotte e l'una di notte in Italia) inizieranno a chiudere i primi seggi, a partire da Indiana e Kentucky, poi anche in Georgia, South Carolina, Vermont e Virginia, dove cominceranno ad essere assegnati i primi voti elettorali. Grande attenzione alla Florida, dove Trump deve prevalere se vuole tenersi aperta la strada verso la Casa Bianca. Mezz'ora dopo, ovvero alle 01.30 di notte in Italia, toccherà ad altri due Stati in bilico, ovvero Ohio e North Carolina, spesso determinanti per la Casa Bianca, e al West Virginia.

Tra le 20 e le 21 ora locale (le 2 e le 3 in Italia) chiuderanno i seggi di molti Stati. I primi saranno Illinois, Michigan, Missouri, Pennsylvania, Texas, New Jersey, Massachusetts e
Maryland. Ma anche Connecticut, Delaware, District of Columbia, Maine, New Hampshire, Rhode Island, Tennessee, Alabama, Kansas, Mississippi, Oklahoma e South Dakota. A cui seguiranno Arizona, Colorado, New Mexico, Nebraska, Minesota e Wisconsisn.

Alle 22 sarà la volta di Iowa, Nevada, Utah, e, a seguire, la maggior parte degli Stati occidentali. Saranno invece le 23 (le 5 in Italia) quando saranno resi noti i risultati di Hawaii, Oregon, Washington e sopratutto California, che assegna il maggior numero di grandi elettori (55).

Ultimo stato a votare sarà l'Alaska, i cui seggi si chiudono alle 7 (ora italiana).

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