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Khaled Ibrahim Mahmoud avverte l'Isis: "Attaccare Roma sarebbe un grave errore"

Dopo 28 anni di reclusione per l'attentato a Fiumicino del 1985 Khaled Ibrahim Mahmoud consiglia agli jihadisti dello Stato Islamico di risparmiare la Città Eterna

Frame dell'intervista di Khaled Ibrahim Mahmoud rilasciata a RSI
Frame dell'intervista di Khaled Ibrahim Mahmoud rilasciata a RSI

Nessuno meglio di lui sa quanto sia complicato e rischioso andare all’assalto di Roma. Era il 27 dicembre 1985 quando Khaled Ibrahim Mahmoud, allora 18enne e coadiuvato da altri tre terroristi palestinesi, irruppe a Fiumicino e aprì il fuoco nell’area check-in delle compagnie aeree israeliane causando la morte di 10 civili e circa 80 feriti.

“Ci penso a quei morti, alle loro famiglie, ci penserò sempre, ma in quella strage ci sono anche altre responsabilità”, ha spiegato alla RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana) l’unico sopravvissuto del manipolo arabo. “Fu un errore, non avrei dovuto condurre quell'assalto, ma chi doveva guidarci non si presentò all’appuntamento: c’erano gli agenti del Mossad quel giorno, erano in aeroporto e ci aspettavano”, ha continuato Khaled Ibrahim, che durante la videointervista preferisce essere ripreso di spalle, non tanto perché vuole nascondersi dai chi lo vorrebbe vedere steso per terra privo di vita, ma in quanto “non voglio essere riconosciuto dalla gente che incontro per strada, in metropolitana, da chi vedo tutti i giorni e di me non sa niente”.

Khaled Ibrahim, recluso per 28 anni, ha scontato la sua pena nel 2014. Si pente della strage consumata, anche se ancora si domanda “chi c'era dietro quegli attacchi, noi eravamo troppo giovani per capire manovre politiche e militari". In realtà, nella stessa mattina in cui si consumò la mattanza di Fiumicino, anche all'aeroporto di Vienna ci fu un attentato, pianificato da Abu Nidal, alleato della Olp, con un conto di 3 morti e 47 feriti. Oggi il principale nemico dell’Occidente è al-Baghdadi, ma Khaled lo avverte: "All'Isis non conviene attaccare il Vaticano, politicamente non ha alcun senso, sarebbe un grandissimo sbaglio. Una cosa è l’esistenza di una minaccia, altra cosa la pianificazione di un attacco". Khaled lo sa bene.

Lo ha capito sulla pelle di quegli innocenti che lui stesso uccise con il suo kalanischkov.

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