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Inferno Lugansk, battaglia casa per casa

I governativi penetrano in una delle ultime roccheforti filorusse, civili ormai senz'acqua, luce e telefono

Se è vero quel che ha detto papa Francesco, e cioè che si sta già combattendo una terza guerra mondiale ma a pezzi, così che non ci si accorge delle dimensioni del conflitto nel suo insieme, quello dell'Ucraina è uno dei suoi capitoli più sanguinosi e dimenticati. Nell'Est secessionista che guarda a Mosca e che da Mosca riceve armi e sostegno contro l'esercito regolare di Kiev si combatte e si muore da mesi e ogni giorno che passa la situazione si deteriora. Le vittime hanno superato le duemila unità e sono i civili a pagare il prezzo più alto non solo in termini di morti e feriti: gli standard di vita nelle regioni filorusse sotto attacco ucraino stanno diventando veramente grami e la situazione spinge a esodi di dimensioni bibliche, solitamente ignorati da mezzi d'informazione più sensibili ai disastri mediorientali. Secondo le Nazioni Unite non meno di 350mila persone hanno abbandonato le loro case per sfuggire ai combattimenti, ma fonti russe - come il governatore della regione di Rostov recentemente intervistato dal Giornale - parlano di oltre 900mila profughi.

Epicentro della sofferenza in queste ore è la città di Luhansk (Lugansk per i russi), insieme con Donetsk ultima roccaforte dei secessionisti e oggetto di un pesante attacco con impiego di aviazione e artiglieria. Le avanguardie ucraine hanno conquistato un sobborgo di questa grossa città vicina al confine russo e la fanteria già combatte strada per strada contro i miliziani. Una situazione terribile per i residenti che non hanno ancora abbandonato le loro case, per lo più prive di acqua corrente, elettricità e connessioni telefoniche da quasi venti giorni. Senza dimenticare che i rifornimenti alimentari ormai scarseggiano e che da venti giorni i rifiuti non vengono raccolti, con immaginabili conseguenze. Tutto questo mentre il convoglio umanitario inviato da Mosca con duemila tonnellate di cibo, acqua e medicinali resta fermo ai confini in mancanza di un accordo per farlo entrare in Ucraina, le cui autorità sospettano che sui camion vi siano anche armi e rifornimenti per i ribelli.

Anche a Donetsk, dove i filorussi hanno proclamato una «repubblica» separatista con l'obiettivo dichiarato di congiungersi con Mosca come è stato fatto in Crimea, ormai si combatte e la popolazione è nel terrore. Un reporter della Reuters ha riferito che il quartier generale delle milizie filorusse è stato colpito dall'artiglieria ucraina, che ne è seguito un fuggi fuggi di civili e che auto cariche di ribelli armati girano per la città, dove si registrano sparatorie. Le «autorità» secesioniste denunciano anche - ma mancano riscontri indipendenti - che a Makiivka un asilo sarebbe stato colpito, con numerose vittime tra i bambini.

La diplomazia è in cerca di una soluzione. Sabato la cancelliera tedesca Merkel sarà a Kiev ed è stato annunciato che martedì 26 il presidente russo Putin e quello ucraino Poroshenko dovrebbero incontrarsi a Minsk in Bielorussia in occasione del vertice sull'Unione doganale che vedrà presente anche l'inviata Ue Catherine Ashton.

Intanto Mosca alza la voce sulle sanzioni occidentali: dovranno cessare, o la Russia «deciderà altre ritorsioni».

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