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Iran: "Israele e Usa peggio dell'Isis"

"L’Isis ed al-Nusra sono piccoli nemici, pronti ad affrontare Israele ed il Grande Satana". Sempre più ambiguo il rapporto tra Washington e Teheran

Iran: "Israele e Usa peggio dell'Isis"

"Consideriamo gli Stati Uniti ed Israele come i nostri principali nemici. Siamo pronti ad affrontare il Grande Satana".

Un lungo discorso quello effettuato poche ore fa del generale Ahmadreza Pourdastan, comandante dell’esercito iraniano, a margine delle esercitazioni missilistiche Beit-ol-Moqaddas-28, iniziate nella provincia centrale di Isfahan. Gli iraniani avrebbero testato anche le versioni migliorate dei missili Nazeat e Fajr-5.

Ha aggiunto Pourdastan ad un raduno nella città settentrionale di Gonbadkavous e ripreso dai media del paese:

“Gli Stati Uniti non oseranno attaccare l'Iran. Cercano di farlo dal 2001, ma sono stati dissuasi dalla preparazione delle nostre forze armate. Gli americani hanno cambiato strategia e creato i gruppi terroristici, finanziati da paesi reazionari come l'Arabia Saudita ed il Qatar. Ma l’Isis ed al-Nusra sono piccoli nemici".

Il comandante dell’esercito, afferma chiaramente che lo Stato islamico così come al-Nusra, affiliato ad al-Qaeda, sono creature statunitensi.

“Nessun paese potrà mai sorprenderci, ci difenderemo da ogni aggressione. La nazione iraniana resta vigile e consapevole che i suoi figli faranno rimpiangere le azioni di coloro che ci minacciano. Grazie alle linee guida del leader supremo della Rivoluzione Islamica Ayatollah Seyed Ali Khamenei, siamo pronti ed in grado di sventare ogni tipo di minaccia. Nell’intera regione si svolgono guerre per procura”.

Lo scorso aprile, il generale Pourdastan ha affermato che la soglia di azione dell’esercito è di 40 km oltre i confini esterni. Posizione ribadita anche ieri.

"Qualsiasi minaccia presente entro questi 40 km, sarà affrontata. Lo stato islamico, lo scorso anno, si trovava in alcune zone a soli 100 chilometri di distanza dal confine iraniano, ma è stato respinto per centinaia di miglia”.

Oltre ai due missili a corto raggio, durante le manovre militari, l’Iran ha testato nuovi lanciarazzi da 122 mm e sistemi di artiglieria N45. All’esercitazione missilistica Heidar Karrar 3, prendono parte diverse unità provenienti dalle forze armate iraniane.

Nonostante la scorsa estate l’Iran abbia accettato un accordo con le potenze mondiali guidate dagli Stati Uniti per il ridimensionamento del suo controverso programma nucleare in cambio della revoca delle sanzioni economiche, il rapporto con Washington resta ambiguo.

Soltanto poche ore fa, gli Stati Uniti, in una dichiarazione congiunta a firma del Segretario di Stato americano John Kerry e dei ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania, hanno chiesto agli istituti di credito internazionali di riprendere i rapporti con l’Iran.

“L’Iran si merita la riconferma delle banche e delle imprese europee. Non ostacoleremo le attività consentite né le imprese internazionali o istituzioni finanziarie che intendono impegnarsi con l’Iran, a patto che rispettino tutte le leggi vigenti”. Sempre gli Stati Uniti, però, identificano l’Iran come uno stato sponsor del terrorismo e mantengono in vigore le altre restrizioni, non connesse con il programma nucleare.

L’ultima minaccia agli Stati Uniti risale invece agli inizi di maggio, con obiettivo l’interdizione del passaggio nello Stretto di Hormuz in risposta ad una possibile azione statunitense contro Teheran. Lo Stretto di Hormuz è un punto cruciale nella parte orientale del Golfo Persico: un terzo di tutto il petrolio scambiato per mare passare attraverso i sessanta km di mare che collegano il Golfo di Oman a sud-est, con il Golfo Persico ad ovest.

L’Ayatollah Ali Khamenei, lo scorso aprile, criticò aspramente l’attività degli Stati Uniti nel Golfo Persico. Consideriamo l’arroganza degli Stati Uniti come una minaccia che siamo pronti ad affrontare – gli fece eco l’ammiraglio Habibollah Sayyari, comandante della marina iraniana – la nostra flotta navigherà in Africa e verso l’Oceano Atlantico nel prossimo futuro. Il Comando della Quinta Flotta degli Stati Uniti con sede nel Bahrain non si è mostrata per nulla intimorita: “Noi continueremo ad operare in conformità e nel rispetto delle norme marittime e del diritto internazionale.

Siamo marinai vigili e responsabili, ma ci riserviamo il diritto intrinseco all’autodifesa”.

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