Mondo

Iran, imminente entrata in servizio di un nuovo sottomarino d'attacco

Il primo sottomarino d'attacco classe Fateh, interamente costruito in patria, sarà consegnato alla Marina dell'Iran entro il prossimo marzo

Iran, imminente entrata in servizio di un nuovo sottomarino d'attacco

Il primo sottomarino di medie dimensioni classe Fateh, interamente costruito in patria e potenzialmente equipaggiato con i siluri a super-cavitazione Hoot, sarà consegnato alla Marina dell'Iran entro il prossimo marzo. E’ quanto ha annunciato il comandante della Marina iraniana Hossein Khanzadi.

“Il processo di costruzione del Fateh (Conquistatore) si è ormai concluso. Attualmente il sottomarino è sottoposto a svariati test prima di essere consegnato alla Marina entro il prossimo mese di marzo. Una seconda unità classe Fateh avanzata è attualmente in fase di sviluppo. Il fatto che l'Iran possieda il know-how tecnico per costruire sottomarini dimostra che il Paese non ha limitazioni nel produrre attrezzature militari di alto profilo”.

Iran: Sottomarino classe Fateh

Il sottomarino di medie dimensioni classe Fateh è la prima unità interamente costruita dall’Iran: potrebbe trattarsi della versione allungata della piattaforma Nahang. Il sottomarino d’attacco monoscafo Fateh, in produzione dal 2013 nei cantieri navali di Bostanu, è certamente più grande delle precedenti unità in servizio, con lunghezza stimata di circa 48 metri, un diametro di quattro ed un dislocamento in emersione di 527 tonnellate (590 immersione). La profondità operativa stimata è di 200 metri per una velocità massima di 14 nodi (undici in emersione). La propulsione diesel-elettrica gli dovrebbe conferire un’autonomia di 15/18 giorni: non dovrebbe essere equipaggiato con propulsione AIP. Dalle foto satellitari possiamo identificare la medesima elica a cinque pale che equipaggia la classe Ghadir. Il disegno dello scafo è abbastanza convenzionale con prua verticale smussata, poppa affusolata con alcuni spunti identificabili nei sottomarini tedeschi Tipo-205/206 e nella classe Heroj della Marina della Jugoslavia Socialista. Quattro, infine, i tubi lanciasiluri a prua da 533 millimetri. Speculazioni sui siluri a super-cavitazione Hoot.

Il Fateh è il terzo programma indigeno del paese che riguarda la realizzazione dei sottomarini. La classe Fateh, grazie alle sue dimensioni, potrebbe spingersi fino all’Oceano Indiano settentrionale, lasciando il pattugliamento del Mar Rosso ai classe Kilo. La possibilità che l’Iran stia realizzando un reattore nucleare per l’implementazione sui sottomarini, così come annunciato nel giugno del 2012, è ritenuta attualmente remota e giudicata ben oltre le capacità attuali dell’industria del Paese.

L’Iran non avrebbe ancora sviluppato una tecnologia AIP affidabile

Il sistema AIP consente al sottomarino non nucleare di operare senza l’utilizzo dell’aria esterna. Mentre per il reattore di un sottomarino nucleare si deve pompare continuamente liquido di raffreddamento, generando una certa quantità di rumore rilevabile, i battelli non nucleari alimentati a batteria con sistema AIP, navigherebbero in silenzio. Un sottomarino propulso con sistema AIP potrebbe effettuare missioni di pattugliamento o deterrenza per trenta giorni. L'agenzia di stampa Fars sostiene che il Fateh possiede un'autonomia di cinque settimane in mare per un raggio di 3.100 miglia. Se cosi fosse potrebbe effettuare pattugliamenti nel Mar Arabico, tuttavia è impossibile appurare tale informazione.

Iran: siluri a supercavitazione sul sottomarino Fateh?

Secondo quanto dichiarato dal Pentagono, il 10 maggio dello scorso anno, l'Iran avrebbe testato nello Stretto di Hormuz un siluro a supercavitazione. Si tratterebbe del primo test del nuovo sistema d’arma subacqueo dal febbraio del 2015. Teheran non ha confermato le prove di lancio, mentre non trapelano altri dettagli da Washington. Il siluro Hoot sembrerebbe trarre ispirazione dal VA-111 Shkval sviluppato dall'Unione Sovietica, in grado di raggiungere una velocità di 200 nodi (370 km/h). Mosca non ha mai venduto la versione completa del siluro, mentre 40 Shkval-E (variante destinata all'esportazione) sarebbero stati acquistati dalla Cina nel 1999. La Russia ha sempre negato la vendita dei progetti a Teheran.

Russia: Siluro VA-111 Shkval

Il VA-111 veniva lanciato a 50 nodi (93 km/h) da un tubo standard di 533 mm. Pochi secondi dopo il motore razzo a propellente solido, spingeva il siluro di 2.700 kg, ad una velocità di 200 nodi pari a 370 km/h. Raggiunta la velocità di cavitazione, il siluro bruciava il carburante a base di magnesio, utilizzando l'acqua di mare come ossidante. Con la super-cavitazione, il liquido intorno al siluro si vaporizza creando un bolla d’aria che ne riduce la resistenza, conferendo maggiore velocità. Il prototipo Shkval 2 avrebbe raggiunto i 300 nodi (560 km/h). Il sistema di guida GOLIS (Go-Onto-Location-in-Space) era esclusivamente inerziale. Armato con una testata da 250 kg, lo Shkval modificava la sua traiettoria grazie a quattro alette che sfioravano la superficie interna della bolla di gas che lo avvolgeva. La piastra di spinta sul naso dai bordi sagomati, veniva utilizzata per controllare la forma della bolla che avvolgeva il siluro. Il siluro Hoot testato dagli iraniani nel febbraio del 2015, avrebbe raggiunto i 360 km/h (tre volte la velocità dei siluri standard della marina statunitense). Il test iraniano dello scorso anno non ha violato alcuna normativa internazionale. Nessuna informazione sulla piattaforma di lancio utilizzata. Nonostante i successi in laboratorio, l’Occidente non dispone di siluri a supercavitazione. L’Underwater Express della DARPA è stato chiuso dopo tre anni, mentre il progetto RAMICS della US Navy è stato cancellato nel 2011 prima dei test.

Russia: Siluro Predator

Lo Shkval veniva lanciato a trenta metri e si spingeva al bersaglio a sei metri sotto la superficie. Il VA-111 poteva coprire 13 km in poco più di due minuti. Tuttavia era una sua portata inferiore ai siluri statunitensi e non era equipaggiato con guida sonar (il disco di cavitazione era troppo piccolo). La scia dello Shkval, infine, esponeva il sottomarino alle unità nemiche poiché doveva essere lanciato nella zona di copertura antisom. I difetti del VA-111 dovrebbero essere stati risolti nel Khishchnik/Predator, nuovo siluro guidato a supercavitazione della Russia.

Iran: Secondo sottomarino classe Fateh

Così come confermato dal comandante della Marina iraniana Hossein Khanzadi, l'Iran avrebbe messo in produzione un secondo sottomarino classe Fateh. Si tratterebbe di una versione aggiornata attualmente in costruzione presso la base navale di Bandar Anzali, sul Mar Caspio.

La capacità ASMC dell'Iran

L’implementazione della capacità ASMC, Anti-Ship Cruise Missile, è ormai ritenuta plausibile nei sottomarini diesel elettrici classe Besat da 1200 tonnellate. Il programma Ghadir si basa sui progetti delle piattaforme classe Yono della Corea del Nord a propulsione diesel elettrica con implementazioni della classe Sang-O. Lunghi 29 metri, i Ghadir hanno un dislocamento di 123 tonnellate e sono equipaggiati con due tubi da 533 millimetri: i ventuno sottomarini sono progettati per operare in acque poco profonde, principalmente nel Golfo Persico e nello Stretto di Hormuz. Lo sviluppo di un missile da crociera antinave è una naturale evoluzione della strategia di negazione ed, in teoria, consentirebbe alla Marina iraniana maggiore flessibilità operativa ed immediati tempi di reazione. Medesime preoccupazioni nel Pacifico, con il sistema d’arma cinese YJ-18.

Iran: La strategia della negazione concentrica

Le mutevoli alleanze internazionali: L'impulso all'autosufficienza

I sottomarini sono parte integrante della strategia di difesa a più livelli dell’Iran. In uno ipotetico conflitto, i sottomarini iraniani opererebbero come moltiplicatori di forze in anelli concentrici tra l’Oceano Indiano, il Mar Rosso e lo Stretto di Hormuz. La ridondanza iraniana di proiezione si basa su due sottomarini Kilo sempre in navigazione. Tuttavia, a causa della minima profondità operativa richiesta, almeno 164 piedi, possono accedere solo ad un terzo del Golfo Persico. L’Iran starebbe quindi sviluppando dei sottomarini diesel-elettrici destinati a colmare il divario tra la classe pesante Kilo da quattromila tonnellate e quella leggera Ghadir. La classe Qaa’em, unità da mille tonnellate presentata nel settembre del 2008, rimane un mistero. Probabilmente, il progetto è stato inglobato nella classe Besat da 1200 tonnellate. I sei tubi lanciasiluri di quest’ultima dovrebbero essere in grado di lanciare diversi sistemi d’arma, compresi i missili da crociera. Una predisposizione, per intenderci, già implementata nei sottomarini tedeschi Tipo 209 destinati all’esportazione. La forza sottomarina è parte integrante della strategia di difesa a più livelli dell’Iran basata sulla capacità di collocare mine EM-52 ed asset UWIED, Underwater Improvised Explosive Devices in un contesto A2/AD.

La difesa costiera

La Guardia Rivoluzionaria possiede circa mille piccole e veloci imbarcazioni utilizzate per pattugliare la costa iraniana. Il loro impiego è determinante nella tattica asimmetrica a sciame, perfezionata dalla fine del 1988 dalla Guardia Rivoluzionaria per interdire l’ingresso nel Golfo Persico. L’Iran ha investito ingenti risorse nella ricerca e produzione di sistemi missilistici antinave terrestri per la difesa costiera. Lo Stretto di Hormuz e la lunghezza delle coste, offrono un anello di difesa ottimale per i missili da crociera. Operativi diversi sistemi basati sul C-802 cinese derivato dall’Exocet francese, mentre sembrerebbe non ancora sviluppata la versione del missile SS-N-26 Yakhont. Entrambi coprono l’intera larghezza del Golfo Persico. In caso di conflitto l’Iran (la strategia è in stile hit-and-run), colpirebbe le navi da guerra nemiche presenti nel Golfo Persico e nello Stretto di Hormuz.

L’attacco di saturazione contro queste forze, avrebbe l’obiettivo di minare la volontà politica nel perseguire una guerra contro l’Iran.

Commenti