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Iraq, yazidi sotto la minaccia dell'Is. Obama: "Scongiurare un genocidio"

Washington ribadisce: "Serve una soluzione politica. Ma pronti ad altri attacchi". Minoranza yazidi sotto la minaccia degli estremisti

Barack Obama al telefono con re Abdullah II di Giordania
Barack Obama al telefono con re Abdullah II di Giordania

Nel suo discorso settimanale, il presidente statunitense Barack Obama è tornato a parlare della crisi in Iraq, dopo avere autorizzato operazioni aeree per colpire le posizioni dello Stato islamico e il lancio di aiuti umanitari per le migliaia di persone in fuga dalle città conquistate dagli estremisti.

Obama ha voluto rassicurare gli americani sul fatto che le truppe "non torneranno a combattere in Iraq". La posizione della Casa Bianca, ribadita da mesi, è che la soluzione ai problemi iracheni debba essere politica. Ecco perché ancora oggi il "commander in chief" di Washington ha chiarito che "non c'è una soluzione militare" valida.

"Gli Stati Uniti non possono e non devono intervenire ogni volta che c'è una crisi". Obama lo ha ripetuto ancora, spiegando anche però che "quando innocenti si trovano ad affrontare un massacro e quando noi abbiamo la possibilità di prevenirlo, gli Stati Uniti non possono guardare dall'altra parte".

Allo sforzo umanitario di Washington si uniranno in questi giorni anche Londra e Parigi. Il Pentagono ha reso noto che in due giorni gli Stati Uniti hanno effettuato due lanci di aiuti nelle montagne del Sinjar, dove si sono rifugiate migliaia di persone.

L'Italia "sta mobilitando tutto il possibile, innanzitutto in termini di aiuti umanitari", per dare il suo contributo all'emergenza nel nord dell'Iraq. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ricordando che il vice ministro Lapo Pistelli è appena tornato da Erbil e che l'Italia è stato l'unico Paese europeo presente in questi giorni.

I raid aerei

I raid aerei compiuti finora, ha spiegato Obama, sono serviti a garantire la sicurezza del personale americano che si trova ad Erbil, capoluogo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, non troppo distante dalle posizioni tenute dallo Stato islamico. "Se necessario - ha detto il presidente -, questo è quello che continueremo a fare".

In una conferenza stampa alla Casa Bianca, Obama ha aggiunto che l'avanzata dello Stato islamico è stata più veloce del previsto e che il problema non sarà risolto in poche settimane.

Oggi sono continuati anche i raid dell'aviazione irachena, che agisce insieme ai peshmerga curdi. Almeno quaranta miliziani dello Stato islamico sarebbero rimasti uccisi nella provincia di Salah al din. Gli uomini dello Stato islamico hanno minacciato di "giustiziare" 4000 membri della minoranza yazidi, se non accetteranno di convertirsi all'Islam.

La situazione politica

Durante la conferenza stampa, un giornalista ha chiesto a Obama se, alla luce degli eventi e della scarsa efficienza delle forze di Baghdad, non consideri un errore l'avere ritirato le truppe a fine 2011.

"Sotto l'amministrazione precedente - ha risposto - abbiamo consegnato quel Paese a un governo sovrano e democraticamente eletto".

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