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"In Iraq ci sarà una base militare turca". Ma a Baghdad non sono felici

Voci sulla stampa locale sostengono che ci sia un accordo tra i curdi e Ankara. Che non piace per nulla agli iracheni

Blindati dell'esercito iracheno nella zona di Ramadi
Blindati dell'esercito iracheno nella zona di Ramadi

Se ha ragione il quotidiano turco Hürriyet, forse a Baghdad hanno ragioni per essere preoccupati. Secondo quanto scrive questa mattina il foglio infatti, la Turchia avrebbe raggiunto un accordo per la costruzione di una base militare stabile in Iraq, e più precisamente nella regione semi-autonoma curda.

Di ieri la notizia che almeno 150 soldati sono stati dispiegati da Ankara nel nord dell'Iraq, insieme a una ventina di carri armati. Uomini e mezzi sono arrivati nella zona di Mosul, dove è forte la presenza del sedicente Stato islamico, che nel capoluogo provinciale ha una delle sue roccaforti. E le voci raccolte da Hürriyet potrebbero spiegare la ragione.

Il quotidiano parla di un accordo tra il ministro degli Esteri turco Feridun Sinirlioğlu e Massoud Barzani, presidente del governo regionale del Kurdistan iracheno. Un'intesa che, se confermata, non stupirebbe più di tanto. Se il Paese di Recep Tayyip Erdoğan ha rapporti pessimi con i curdi siriani, naviga in acque molte migliori con i curdi in Iraq, dove aerei turchi sono già entrati in azione diverse volte per colpire obiettivi del Pkk.

La presenza dei militari turchi nell'area non è una novità assoluta, Novanta uomini sono arrivati più di due anni fa, con il compito di addestrare le milizie peshmerga. Ma la presenza ora sembra decisamente più massiccia e per il premier iracheno la situazione è decisamente scomoda.

Haider al Abadi ha già chiesto alla Turchia di "ritirare immediatamente" i militari, parlando di fatto di un'intrusione nei propri affari. Nonostante il Kurdistan iracheno abbia una certa autonomia, è tuttavia legato formalmente al governo centrale iracheno, che già in passato ha avuto molto da ridire per altre ragioni.

A Baghdad non è mai andato giù il tentativo dei curdi di vendere il proprio petrolio direttamente.

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