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La jihad dei miliziani di Allah: "È giusto sgozzare e violentare"

Parla un miliziano jihadista in Iraq: "Le vostre bombe non ci fermeranno. Ho già ucciso, col coltello e l’esplosivo". Poi giustifica le violenze sulle donne. SOSTIENI IL REPORTAGE

La jihad dei miliziani di Allah: "È giusto sgozzare e violentare"

"In guerra tutto è permesso". Ahmed Hussein è uno dei miliziani dell'Isis che combatte in Iraq per conto del califfo Abu Bakr al Baghdadi. In nome dell'islam sgozza e pugnala, fa saltare in aria auto imbottite di tritolo, vende giovani yazide ai migliori offerenti e ammazza chiunque sia contro lo Stato islamico o non si converta al Corano. "Sono un combattente e non mi vergogno di dire che ho già ucciso, con il coltello e con l’esplosivo - spiega a Pietro del Re su Repubblica - le nostre brigate non decapitano solo giornalisti stranieri, ma anche poliziotti locali, burocrati, spie e tutti coloro che lottano contro di noi".

Hussein ha 29 anni. È un iracheno di Tikrit. Per tre mesi ha combattuto tra le fila dell’Isis, prima di essere catturato dai peshmerga curdi e portato in una prigione improvvisata a Kalak, nel Kurdistan iracheno. Qui l'ha incontrato l'inviato di Repubblica che in un'agghiacciante intervista riesce a mettere in luce tutta la brutalità di Ahmed e dei miliziani islamici al soldo di al Baghdadi. Il combattente non mostra un briciolo di pentimento, anzi. "Dobbiamo vendicare i fratelli sunniti e difenderli dallo straportere sciita - spiega - credo che in guerra sia tutto permesso, compresa la crudeltà. Come, del resto, dimostrano gli americani e l’esercito sciita di Baghdad quando compiono i loro massacri sulle popolazioni sunnite". Chiunque finisca nelle mani dell'esercito dell'Isis ha solo una chance per vivere: convertirsi all'islam. "Lo Stato islamico offre cure mediche gratuite, cibo ai più bisognosi, postoi di lavoro ai disoccupati - racconta Hussein - siamo un grande Stato, a tutti gli effetti. Abbiamo perfino aperto due fabbriche di armi vicino a Mosul". Per le donne e le ragazzine yazide la sorte è diversa. Vengono ridotte a schiave sessuali dei miliziani per poi essere vendute al migliore offerente. "Per combattere molti di noi sono costretti a vivere lontani da casa e dalle loro moglie per mesi – continua il miliziano iracheno – alle yazide offriamo l’opportunità di convertirsi e diventare brave musulmane. Molte hanno già sposato un combattente e si sono trasferite in Siria".

Hussein non teme per il proprio futuro. Dovesse essere giustiziato andrebbe incontro al martirio. "Non ci spaventano le critiche degli occidentali - incalza - loro ragionano sempre in quanto individui, noi invece in quanto a popolo. Poco importa se io muoio, perché i miei compagni continueranno a combattere. E le assicuro che non basteranno tutte le armi atomiche del mondo a fermarci". Come lui la pensano anche anche i jihadisti stranieri, i cosiddetti foreign fighters che sono arrivati da tutto il mondo per combattere la guerra santa di al Baghdadi. "È un uomo molto ricco e molto generoso - conclude Hussein - grazie a lui, come ogni altro soldato ricevo ogni mese l'equivalente di 400 dollari.

E mi danno anche la benzina e le bombole di gas gratis".

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