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Kayla, ostaggio dell'Isis avrebbe potuto salvarsi

Non scappò per non lasciare una donna più anziana, prigioniera come lei. È rimasta uccisa in Siria a febbraio

Kayla, ostaggio dell'Isis avrebbe potuto salvarsi

Era arrivata a metà febbraio la conferma delle autorità americane. Kayla Mueller, l'ultimo ostaggio occidentale nelle mani del sedicente Stato islamico era rimasta uccisa in Siria. Cooperante, meno di trent'anni, sono molti i dettagli che non tornano sul suo decesso, a partire dalle circostanze. Un raid dei caccia giordani, dice l'Isis. Ma Washington non ha mai confermato.

Nuovi dettagli sulla sua prigionia stanno emergendo con il passare del tempo. Un articolo pubblicato dalla rivista Foreign Policy sostiene che la cooperante americana sarebbe potuta fuggire dalla prigionia. Avrebbe però deciso di non tentare la fuga per rimanere con un'altra donna, anche lei ostaggio, che non era in condizione di scappare.

Kayla Mueller, scrive ancora Foreign Policy, sarebbe stata la "prigioniera personale" di Abu Sayyaf, membro del sedicente Stato islamico rimasto ucciso di recente, durante un'operazione condotta in Siria dalla Delta Force americana. Un personaggio di spicco dell'organizzazione, secondo gli americani, ma uno di cui fino a quel momento si sapeva ben poco.

La giovane americana era stata sequestrata in Siria il 4 agosto 2013. Cooperante, lavorava normalmente nelle province meridionali della Turchia, ma era stata presa ostaggio durante un breve spostamento ad Aleppo.

Con lei un'altra donna, una cooperante più anziana, di cui finora non sono state rivelate le generalità, su richiesta del suo governo.

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