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"Vai in chiesa e taglia due o tre teste". ​Le chat dell'orrore dei jihadisti

Gli audio choc del terrorista diffusi dal settimanale francese l'Express, mostrano come Kermiche stesse premeditando l'attacco

"Vai in chiesa e taglia due o tre teste". ​Le chat dell'orrore dei jihadisti

"Prendi un coltello, entra in una chiesa, fai una carneficina”. “Taglia due o tre teste e poi è finita". La voce che pronuncia queste frasi è quella di Adel Kermiche, il diciannovenne di origine tunisina, protagonista insieme a Malik Petitjean, dell’attacco alla chiesa di Saint-Etienne du Rouvray, nei pressi di Rouen, in Francia.

Dagli audio raccolti e pubblicati in esclusiva dal settimanale francese l’Express, la cui veridicità è stata confermata da una fonte vicina alle indagini, emerge come il giovane terrorista stesse premeditando l’attacco alla chiesa in cui è stato sgozzato padre Jacques Hamel. Kermiche si scambiava, infatti, consigli con circa 200 utenti con cui comunicava attraverso un canale criptato su Telegram. Alla domanda posta da uno dei membri del gruppo, su cosa fosse meglio scegliere tra l’emigrazione nei territori del sedicente Califfato, “Egira”, oppure compiere un attentato, Kermiche rispondeva in un lungo messaggio audio che “oggi è molto complicato raggiungere lo Stato Islamico, perché le frontiere sono chiuse”. E che fosse meglio, quindi, suggeriva, attaccare in patria, in Francia. "Prendi un coltello, entra in una chiesa, fai una carneficina, taglia due o tre teste e poi è finita", spiega Kermiche agli altri, invitandoli ad imitarlo.

Procurarsi un’arma è facile

Poi Kermiche spiega agli altri aspiranti jihadisti quanto sia semplice, secondo lui, procurarsi un’arma da fuoco per compiere ulteriori attentati. "Vai in qualsiasi quartiere e ne trovi", dice il jihadista su Telegram. Fortunatamente però, le sue parole sono state smentite dai fatti. I due attentatori, infatti, hanno colpito a Saint-Etienne du Rouvray con coltelli, e quindi con armi bianche, mentre le armi da fuoco rinvenute dalle forze di sicurezza francesi erano tutte armi giocattolo.

La radicalizzazione in carcere

Kermiche tentò per due volte di raggiungere la Siria. Dopo il secondo tentativo andato male è finito rinchiuso a Fleury-Mérogis, lo stesso carcere parigino dove è detenuto Salah Abdeslam. È qui che, racconta Adel Kermiche su Telegram, conosce lo “sheik” che ispirerà le sue gesta, ma anche, dice il ragazzo negli audio “un emiro di Al Qaeda e altri fratelli”. In carcere, continua a raccontare il giovane jihadista, riuscivano a "riunirsi" e a "tenere dei corsi". Corsi dei quali Kermiche aveva talmente approfittato, da pensare di creare, una volta uscito dal carcere, una propria cellula jihadista “con altri fratelli”, sul modello di “Sharia4belgium”. Il giovane jihadista afferma poi di voler riunire ed istruire i “fratelli” di Rouen e dei dintorni, e da appuntamento a tutti nella moschea di Saint-Etienne-du-Rouvray. Queste affermazioni di Kermiche sono state però smentite dal presidente del Consiglio regionale del culto islamico della Normandia e presidente della stessa moschea, il quale ha negato che il jihadista abbia tenuto questo tipo di corsi in moschea.

Il messaggio poco prima di colpire

Prima di entrare nella chiesa dove padre Jacques Hamel si preparava a celebrare la Messa, non sapendo ancora che, assieme al sacrificio dell’Eucarestia, avrebbe offerto anche il proprio martirio, Kermiche scriveva un nuovo messaggio su Telegram. “Annuncio, scaricate quello che sta per succedere e condividetelo in massa”, scrive Kermiche alle 8.30 del mattino. Poi si connette un ultima volta alle 9.46, qualche minuto prima di entrare nella chiesa, dove le sue mani si sarebbero sporcate del sangue innocente di padre Jacques. Nelle chat precedenti, Kermiche aveva promesso che avrebbe caricato immagini o video dell'attacco, così da poterle condividere sul web. Ma, invece, non pubblica nulla sul gruppo. Forse non ha fatto in tempo.

Poco dopo, infatti, il suo corpo e quello del suo complice sarebbero stati crivellato dai colpi della Bri (Brigade Anticriminelle) di Rouen, sul sagrato della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray.

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