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Crimini di guerra: il Kosovo è pronto a fare mea culpa?

L'assemblea legislativa del Kosovo dovrebbe a breve votare gli emendamenti, proposti dal governo, che permetterebbero di istituire il tribunale speciale ed indagare sui crimini commessi dell'Uçk

Crimini di guerra: il Kosovo è pronto  a fare mea culpa?

La prossima settimana dovrebbe essere quella decisiva per far luce sulla pulizia etnica ai danni dei serbi e dei rom da parte dell’Ushtria çlirimtare e kosovës (Uçk) – l’esercito di liberazione del Kosovo - durante e dopo i micidiali raid aerei della Nato del 1999.

L’assemblea legislativa del Kosovo, infatti, dovrebbe votare nei prossimi giorni gli emendamenti proposti dal governo del premier Isa Mustafa nello scorso marzo, che permetterebbero di istituire il tribunale speciale ed indagare - finalmente - sui crimini commessi. Ad annunciarlo è stato Hashim Thaci, ministro degli Esteri kosovaro, numero uno del Partito democratico del Kosovo (Pdk) ed ex leader della guerriglia dell’Uck. Anche lui sotto accusa assieme a molti suoi vecchi compagni d’armi che ora, successivamente alla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo avvenuta nel febbraio del 2008 - dopo un lungo braccio di ferro con Belgrado che non l’ha mai riconosciuta, così come diversi altri Paese quali Russia, Cina, Venezuela, Romania e Spagna - occupano importanti cariche politiche del Paese.

Il 26 giugno scorso una prima votazione non aveva portato a nulla: la maggioranza di 2/3 necessaria per l’approvazione degli emendamenti costituzionali per istituire un tribunale ad hoc non era stata raggiunta. Ma questa volta dovrebbe essere quella risolutiva. Anche perché, i leader della comunità internazionale, sono stati più che chiari: se Pristina non procederà al più presto alla creazione di un tribunale speciale, l’istituzione verrà affidata al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Nel 2010 un rapporto condotto dal senatore svizzero Dick Marty per il Consiglio d’Europa sui trattamenti disumani e i traffici illeciti in Kosovo, accusava molti membri dell’Uçk di aver commesso - durante e dopo il feroce conflitto - rapimenti, omicidi, violenze sessuali, distruzione di edifici religiosi ed altri abusi contro i serbi e contro tutti coloro che erano considerati collaborazionisti di Belgrado. Anche una successiva inchiesta, quella condotta da Clint Williamson, capo della Special investigative task force (Sitf), istituita dall’Unione Europea nel 2011, che è stata pubblicata nell’agosto del 2014 - dopo più di due anni e mezzo di indagini, centinaia di persone intervistate e tantissimi documenti visonati - aveva confermato i crimini contro l’umanità fatti dai separatisti albanesi.

L’istituzione di questo tribunale speciale, sinora ostacolato anche dal potere politico di molti ex militanti dell’Uçk, permetterebbe di conoscere la verità e fare un po’ di giustizia.

Quella giustizia che Belgrado e tutto il popolo serbo chiede da oltre quindici anni.

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