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L'amara denuncia di Steve Bannon: "Salvarono le banche e fecero affondare mio padre"

Il controverso guru di Trump, Steve Bannon, sul Wall Street Journal racconta la vicenda della sua famiglia, duramente colpita dalla crisi del 2008

L'amara denuncia di Steve Bannon: "Salvarono le banche e fecero affondare mio padre"

Finito nell'occhio del ciclone più di una volta (gli hanno attribuito ogni tipo di simpatia estremista), Steve Bannon, uno dei consiglieri più fidati di Trump, si racconta in prima persona dalle colonne del Wall Street Journal. Scherzando ama definirsi il "Dart Fener" della Casa Bianca, accostandosi al personaggio cattivo di Guerre stellari. Ma al di là delle battute e delle solite congetture, è interessante leggere ciò che Bannon scrive el suo modo di pensare. In particolare di come abbia cambiato modo di pensare a partire da una certa data, il 2008. Anno della crisi che ha travolto gli Stati Uniti.

Una crisi che per certi versi fu peggiore di quella del 1929 ha segnato la conversione di Bannon (che poi ha influenzato Trump) al nazionalismo economico:"Viene tutto da lì". Ma vediamo cosa accadde. La banca Lehman Brothers è appena fallita, con tutto ciò che ne consegue. Il rischio (concreto) è che venga giù tutto il sistema. Il padre di Bannon, ovviamente preoccupato, decide di vendere le sue azioni della compagnia telefonica At&t, l'unica ricchezza che possedeva, oltre alla casa: "Le aziende sono state salvate e nessuno è andato in galera. Erano aziende troppo indebitate, e tutti si sono voltati dall'altra parte". Il padre di Bannon aveva raccolto quelle azioni in circa 50 anni di lavoro: per acquistarle aveva fatto anche dei prestiti, pensando di crearsi, in questo modo, una piccola fortuna per la vecchiaia e per i suoi cinque figli. Ma poi è saltato tutto. E Bannon senior, vendendo le proprie quote (per evitare guai peggiori), ha perso 100mila dollari. Se le avesse tenute (ma non era un indovino) alla fine avrebbe conservato il patrimonio, visto che poi il valore delle azioni risalì.

Steve Bannon cita suo padre come un esempio. La fiducia che lui, come milioni di americani, aveva riposto nelle istituzioni è stata tradita. Tutto, secondo il consigliere di Trump, per l'avidità di Wall Street. Bannon, che ha fatto parte di quel mondo avendo lavorato per la banca d'affari Goldman Sachs, punta il dito contro la politica, che per troppo tempo è rimasta a guardare: "Mio padre rappresenta l'ossatura di questa nazione: è uno di quegli uomini che rispettano le regole, il padre lavoratore che rinuncia al proprio bene in favore del bene della famiglia". E ancora: "Il mondo è probabilmente composto al 95% da tanti Marty Bannon e al 5% da tanti Steve Bannon. È probabilmente la giusta proporzione per una società stabile". Il guru di Trump sa di far parte di una minoranza privilegiata. Però è consapevole del fatto che la fortuna di Trump, il successo che lo ha portato alla Casa Bianca, è dovuto a quel restante 95%.

A quei milioni di americani stufi di essere trascurati dallo Stato.

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