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L'aspirante jihadista che l'Italia arresta e poi si lascia scappare

Faceva l'operaio ma sul web propagandava la guerra santa: un giovane di Pesaro indagato per terrorismo esce di galera per decorrenza dei termini. Ora vive a Londra

Di giorno operaio, nel tempo libero propagandista della jihad. Arrestato, è uscito di galera per decorrenza dei termini e s'è trasferito in Inghilterra.

Sono spuntate le armi dell'Italia nella guerra al terrore. Nella patria di Mare Nostrum c'è chi entra, ma pure chi esce, a proprio piacimento. Andrea Campione, ad esempio. Farebbe parte (il condizionale è d'obbligo, vista la lentezza nel verificare giudiziariamente anni di complesse indagini) dei giovani convertiti d'Italia. Una rete senza i crismi del sodalizio criminale vero e proprio, eppure pericolosa per l'attivismo dei suoi membri: lupi solitari maestri virtuali di indottrinamento e - molte volte - di addestramento paramilitare. Corsi di preparazione rapidi ed efficaci, via web, ai quali spesso segue il grande salto: la partenza per le crociate contro gli infedeli d'Occidente. Magari in Siria, sui campi di battaglia in cui nel 2013 perse la vita il genovese Giuliano Ibrahim Delnevo, arruolatosi tra le fila delle milizie islamiche che sognano la nascita del Califfato.

Delnevo, ha accertato la Digos, alimentava la propria voglia di jihad bazzicando i domìni internet (alcuni resi di difficile accesso da sofisticate protezioni) ai quali attingeva anche Campione, alias Niriya. Il giovane, convertito all'islam col nome di Adul Wahid As Siquili, finisce in cella il 23 aprile del 2012, quando gli uomini dell'Ucigos vanno a prelevarlo nella sua casa di Montelabbate, nell'entroterra pesarese. Temono possa darsi alla macchia: licenziatosi dall'azienda di cornici per cui lavora, ha acquistato un biglietto aereo di sola andata per il Marocco. Forse per indossare i panni del guerrigliero e spostarsi in Afghanistan, come confidato ad alcuni internauti. Per amore d'una donna marocchina, si difende lui, ammettendo la fede islamica ma negando ogni altro addebito. Dalle perquisizioni non emerge nulla che ne lasci supporre il coinvolgimento nella preparazione di attentati, ma nell'informativa di 300 pagine spicca il suo ruolo nella campagna di proselitismo on line, attraverso la diffusione in rete di scritti ispirati alla lotta jihadista e di manuali operativi sulla fabbricazione di ordigni. A suo carico pure una mail con un link dal quale scaricare istruzioni su tecniche di guerriglia. Il destinatario? Mohamed Jarmoune: un mese prima è stato arrestato a Brescia per aver pianificato un attentato alla sinagoga di Milano. Niriya, dicono inoltre le carte dell'inchiesta, frequenta i siti gestiti da una coppia ben nota all'Antiterrorismo: Moesz Garsallaoiu, ucciso in combattimento in Afghanistan nel 2012 da un drone americano, e la moglie Malika el Aroud, nel 2008 condannata in Belgio a 8 anni per terrorismo.

Indagato per addestramento ad attività con finalità di terrorismo internazionale, Campione è stato scarcerato agli inizi del 2014 per decorrenza dei termini. Il procedimento che lo riguarda è agli inizi: non è stata formalizzata neppure la richiesta di rinvio a giudizio. Tornato in libertà, ha scelto la Gran Bretagna. «Qui da noi non trovava lavoro», spiega il suo avvocato, Fabio Serra. «Collabora con insegnanti di lingua e letteratura italiana», aggiungono i familiari.

Mister Adul Wahid As Siquili insegnerebbe adesso dalle parti di Cambridge, pur in mancanza di idoneo titolo di studio. Affatto un problema per lui, dagli amici definito «un secchione, un filosofo». Non a caso, all'indomani della morte di Bin Laden dalla sua penna era nata una struggente elegia commemorativa.

Su internet non ce n'è più traccia: anche i grandi capolavori, a volte, conoscono l'oblio.

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