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L'Egitto regala due isole all'Arabia e al Cairo scoppia la rivolta

Il governo di Al Sisi ha ceduto all'Arabia due isole a sud del canale di Suez in cambio di aiuti economici, al Cairo i cittadini hanno manifestato contro la decisione chiedendo la caduta del regime

Sostenitori di Sisi in piazza Tahrir al termine delle elezioni / 30 maggio
Sostenitori di Sisi in piazza Tahrir al termine delle elezioni / 30 maggio

Decine e decine di manifestanti ieri al Cairo hanno dimostrato contro il governo di Al Sisi, invocando la sua caduta. Slogan che hanno ricordato i giorni della primavera araba e le manifestazioni in Piazza Tahrir. ''Il popolo vuole la caduta del regime'', ''noi non ce ne andremo'' e ancora'' abbasso la giunta militare'' e poi ''Al-Sisi come Mubarak''. Il motivo della protesta che ha spinto i cittadini del Cairo a scendere di nuovo nelle strade non è dovuta questa volta allo sdegno per le violazioni dei diritti umani e le limitazioni poste alle libertà individuali da, la scintilla che ha innescato la rabbia dei manifestanti va invece cercata in un episodio che ha smosso le coscienze nazionalistiche e patriottiche degli egiziani. Il caso infatti che ha provocato la protesta riguarda la svendita di due isole del Mar Rosso. Due piccole Malvinas di terra nord africana che il governo del Cairo ha barattato con l'Arabia Saudita.

I due isolotti disabitati, a sud del Canale di Suez, sono Tiran e Sanafir che nel 1950 l'Arabia Saudita cedette al Paese del nord Africa in un'ottica geo strategica e militare contro Israele. Due isole disabitate ma strategicamente importanti e oggi, 66 anni dopo, l'Arabia Saudita ritorna in possesso di quelle terre in mezzo al mare, e lo fa grazie a un accordo che prevede aiuti economici al Paese di Al Sisi, ora sull'orlo di un tracollo economico.

La decisione non è piaciuta a parte della società civile e anche a molti di coloro che furono i sostenitori di Al Sisi.

Dopo un tam tam su facebook e sui social, al grido ''Terra e onore'' ha preso vita la protesta ma la manifestazione è stata messa a tacere dai militari e la giornata in cui l'Egitto è ritornato a gridare contro i propri governanti, si è conclusa con 170 arresti e decine di feriti.

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