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Lesbiche, gay, bisessuali e transgender: la scuola è su misura

A Manchester si progetta un istituto dedicato esclusivamente all’educazione dei LGBT vittima dell'omofobia

Lesbiche, gay, bisessuali e transgender: la scuola è su misura

È in cantiere, a Manchester, la prima scuola al mondo per lesbiche, gay, bisessuali e transgender. L’istituto, nelle intenzioni, ospiterà 40 studenti e sarà pronto nel giro di tre anni. La lotta all’omofobia parte dall’istruzione e da quelle stesse classi spesso teatro di bullismo contro chi è diverso: da chi ha chili di troppo, a chi è di colore, passando per chi ha un orientamento sessuale differente. Le aule devono far sentire integrati e al sicuro, non isolati e minacciati.

Ne parla il The Guardian che riporta le parole di Amelie Lee, principale promotrice del progetto e direttrice strategica dell’organizzazione di sostegno Youth North LGBT: “È questione di salvare vite. Nonostante le leggi che rivendicano di salvaguardare le persone omosessuali da atti di bullismo, la verità è che nelle scuole i soprusi sono incredibilmente comuni, cosa che fa sentire le giovani vittime isolate e malate. Il che, nei peggiori casi, porta al suicidio”. A settembre una ragazza di 14anni, Elizabeth Lowe, si è impiccata in un parco di Manchester perché aveva paura di dire ai suoi genitori di essere lesbica. E non è una tragedia isolata.

Amelia Lee spinge per una maggior comprensione delle esigenze dei ragazzi, auspicando la specializzazione delle scuole in materia di sessualità, in un’età in cui l’identità (a trecentosessanta gradi) si va formando. E l’istituto che ha in mente, comunque, non sarà cucito su misura ai soli gay, bisessuali o transgender, ma aprirà le porte a chiunque avrà bisogno di sostegno.

Un’idea che, come scrive il Telegraph, non piace a Tim Loughton , ex ministro dell’Istruzione: “Dobbiamo fare molto di più per combattere il bullismo omofobico e creare una società più tollerante”. Il parlamentare conservatore aggiunge: “Non riesco a capire come segregare un gruppo di giovani in base alla loro sessualità possa aiutarli.

La via per conquistare una maggior integrazione non è certo quella di separare e ciò che si sta facendo mi sembra un passo indietro”.

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