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Libia, eliminato l'emiro di al Qaeda nell'Africa Occidentale

Raid dei caccia francesi in Libia decollati dalla portaerei Charles de Gaulle. Il terrorista algerino, fedelissimo di al Qaeda, è stato dichiarato morto in diverse occasioni

Libia, eliminato l'emiro di al Qaeda nell'Africa Occidentale

Mokhtar Belmokhtar, noto anche come al-A war, Abu Khaled e Khalid Abu al- Abbas, uno dei signori della guerra più potenti del Sahara e legato all’organizzazione di al Qaeda, sarebbe stato eliminato in Libia durante un raid dei caccia francesi decollati dalla portaerei Charles de Gaulle, attualmente schierata nel Mediterraneo. Il raid sarebbe avvenuto all’inizio del mese. Nell’ultimo rapporto d’intelligence del Pentagono, si confermerebbe la morte di Belmokhtar, sulla cui testa pendeva una taglia vivo o morto di cinque milioni di dollari emessa dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Soprannominato Mr Marlboro, a causa dei milioni guadagnati con il contrabbando delle sigarette in tutta la regione del Sahel, il terrorista algerino è stato dichiarato morto in diverse occasioni. Alla fine del 2012 ha fondato il battaglione dei Firmatari nel Sangue con forti legami con il gruppo salafita Ansar Dine ed il Movimento per l'unità e la jihad nell'Africa dell'Ovest. Descritto dai media francesi come “L'inafferrabile”, raggiunse la notorietà internazionale per aver ordinato, nel gennaio del 2013, l’attacco contro la struttura petrolifera di Aménas, in Algeria, dove persero la vita 40 ostaggi. Mokhtar Belmokhtar, quattro mesi più tardi, rivendicò due attacchi suicidi in Nigeria, in una base militare ad Agadez ed in una miniera ad Arlit, uccidendo 25 persone.

Attivo negli ambienti politici, ideologici e penali del Sahara negli ultimi due decenni, ha combattuto le forze sovietiche in Afghanistan. Nella biografia pubblicata sui siti web islamici, si racconta che “ricevette la chiamata per condurre la jihad a 19 anni, ispirato dall’ideologia dell’attivista palestinese Abd Allah Yusuf al- Azzam”. Proprio in Afghanistan, Belmokhtar avrebbe stretto rapporti con le principali figure jihadiste dell’epoca. Ritornato in Algeria nel 1993, entrò a far parte del Gruppo Islamico Armato, sorto durante le guerra civile scoppiata a causa del mancato riconoscimento delle elezioni vinte dal Fronte Islamico di Salvezza. Divenuta una figura chiave nel Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento che poi si evolverà in al Qaeda nel Maghreb islamico, sul suo capo pendevano diverse condanne a morte emesse dai tribunali algerini. Sotto AQIM operò tra l'Algeria ed il Mali prima di allontanarsi per dissidi con l’emiro Abdelmalek Droukdel. Belmokhtar resterà sempre fedele ad Ayman al-Zawahiri, posizione ribadito anche dopo la fusione con il Movimento per l'unità e la jihad nell'Africa dell'Ovest.

Dal luglio dello scorso anno, dopo la benedizione al-Zawahiri, era stato nominato emiro di al Qaeda nell'Africa Occidentale.

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