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Libia, la moglie dell'ostaggio ucciso: "Liberati col sangue di mio marito"

Rosalba Failla accusa il governo e chiede di riportare al più presto il corpo a casa: "Che nessuno lo tocchi in Libia"

Libia, la moglie dell'ostaggio ucciso: "Liberati col sangue di mio marito"

In due sono tornati vivi, due in Libia hanno trovato la morte. La vicenda dei quattro ostaggi italiani rapiti in Libia è finita in modo diametralmente opposto per Fausto Piano e Salvatore Failla, che dal Paese nordafricano non hanno fatto ritorno, e per Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, che domani saranno a Roma e potranno riabbracciare le proprie famiglie.

Una differenza troppo grande perché le famiglie delle vittime tacciano. "Lo Stato italiano ha fallito - ha accusato questa sera Rosalba Failla, moglie di Salvatore -: la liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito". Attraverso l'avvocato, Francesco Caroleo Grimaldi, la donna chiede anche al governo di dare ora le risposte che mancano sulla morte del tecnico italiano.

"Se lo Stato non è stato capace di riportarmelo vivo - chiede al governo - ora almeno non lo faccia toccare in Libia, non voglio che l'autopsia venga fatta lì". E aggiunge che "nessuno, fra coloro che stanno esultando per la liberazione degli altri ha avuto il coraggio di telefonarmi".

Il presidente del Consiglio municipale di Sabrata, Hussein al-Zawadi, ha confermato all'Ansa che i corpi "dei due ostaggi italiani uccisi si trovano a Sabrata a causa dell'autopsia".

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