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Sotto il controllo delle milizie, la Libia è vicina al fallimento

Mentre i miliziani combattono, il parlamento in fuga si rifugia su un traghetto a Tobruk

Sotto il controllo delle milizie, la Libia è vicina al fallimento

"La Libia è ormai uno stato fallito. Siamo molto vicini alle condizioni del Libano degli anni '80 o della Somalia, siamo a un passo dalla guerra civile". Non ha dubbi l'analista libico Ezz Eddin Ukail, intervistato in Tunisia dall'Associated Press. La Libia, a tre anni dalla morte di Gheddafi, è uno Stato che esiste solo sulla cartina geografica.

La realtà sul terreno restituisce un immenso campo di battaglia. Da una parte gli islamisti di Alba Libica, forti del fiume di denaro del Qatar e delle armi delle brigate di Misurata. Dall'altra le truppe e le milizie fedeli al parlamento, in fuga a Tobruk.

Non sono bastati i fondi messi a disposizione dagli Emirati Arabi e i raid aerei dell'aviazione, partiti dalle basi egiziane, per evitare che l'aeroporto di Tripoli finisse nelle mani degli islamisti, dopo Bengasi e Misurata. Dopo cinque settimane di combattimenti, le brigate di Misurata hanno preso il controllo dello scalo e dell'intera capitale.

Ironia della sorte, le brigate "laiche" di Misurata combattono a Bengasi al fianco degli estremisti di Ansar al-Sharia. Il governo poi paga lo stipendio di molte milizie di entrambi gli schieramenti, come ammette Tarek al-Garoushi, membro del parlamento, all'Associated Press. "Stiamo pagando gli stessi uomini che ci fanno la guerra".

Intanto a Tobruk, come rivela il Guardian, i 115 membri del parlamento (dei 200 che in teoria dovevano essere eletti) e le loro famiglie vivono su un traghetto greco riservato esclusivamente per loro. Ufficialmente la città a 1500 chilometri da Tripoli non ha delle strutture adeguate per ospitarli. Ma in tanti vedono questa scelta come l'ammissione che la fuga potrebbe rendersi necessaria e tempestiva.

L'Europa, per il momento, resta a guardare. Ieri il ministro della Difesa francese Jean Yves Le Drian ha ammesso la necessità di un intervento terrestre che ricalchi quello in Mali nel 2013, prima di un ulteriore peggioramento della situazione.

Il ministro ha però escluso che l'intero carico dell'operazione possa ricadere sulle truppe francesi, come ha già chiarito ai suoi colleghi europei.

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