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Libia, il piano per l'intervento, Gentiloni: "Un'altra Somalia"

Libia, l'Italia e altri cinque Paesi: "A Sirte atti barbarici, fazioni unite contro l'Is"

Libia, il piano per l'intervento, Gentiloni: "Un'altra Somalia"

"Non dobbiamo perdere la speranza di trovare una base minima per ricostruire una Libia unita e più stabile". Ad affermarlo è il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in un’intervista a La Stampa, precisando che «far rullare i tamburi senza questa base
minima è inutile, dobbiamo insistere sul piano negoziale. Il dialogo - ha ricordato - riprende mercoledì in Marocco ma bisogna sapere che corriamo contro il tempo affinché ciò che è stato messo insieme il 12 luglio, ossia Tobruk Misurata Zintan e gran parte delle municipalità di Tripoli, possa consolidarsi e magari estendersi al Gnc", il Parlamento di Tripoli.

"Il tempo - ha sottolineato il capo della diplomazia italiana - è cruciale e non è illimitato, specialmente oggi che la presenza di Daesh a Sirte ha assunto caratteristiche allarmanti: o si chiude in poche settimane o ci troveremo con un’altra Somalia a due passi dalla costa e dovremo reagire in modo diverso. Come? Ponendo nell’agenda della coalizione internazionale anti-Daesh il tema Libia, sapendo che non si tratterebbe più di stabilizzare il Paese ma di contenere il terrorismo". Fu un errore intervenire in Libia nel 2011? "Un errore - ha risposto il ministro - è stato senza dubbio non associare all’intervento alcuna idea sulla gestione del dopo. L’Italia su questo avrebbe potuto farsi sentire, ma purtroppo ci siamo accodati a quella operazione con il governo forse più debole della nostra storia repubblicana, parlo dell’ultimissima fase dell’ultimo governo Berlusconi. Oggi - ha concluso - qualsiasi nuovo intervento va posto nel quadro di un percorso di pacificazione condivisa dai libici. L’Italia contribuirà ma a queste condizioni".

Intanto i governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti condannano con forza gli atti barbarici che terroristi affiliati all’Isis stanno perpetrando nella città libica di Sirte. "Siamo profondamente preoccupati dalle notizie che parlano di bombardamenti indiscriminati su quartieri della città densamente popolati e atti di violenza commessi al fine di terrorizzare gli abitanti - si legge in un comunicato congiunto dei 6 paesi - . Facciamo appello a tutte le fazioni libiche che desiderano un Paese unificato e in pace affinchè uniscano le proprie forze per combattere la minaccia posta da gruppi terroristici transnazionali che sfruttano la Libia per i loro scopi". "Ci felicitiamo - si legge nel comunicato diramato dalla Farnesina - per la recente sessione di negoziati per il dialogo politico svoltasi a Ginevra e ribadiamo tutto il nostro appoggio al processo di dialogo guidato dal rappresentante speciale del segretario Generale delle Nazioni Unite, Bernardino Leon". "Gli avvenimenti terribili che stanno accadendo a Sirte sottolineano ancora quanto sia urgente che le varie fazioni libiche trovino un accordo per la formazione di un governo di Concordia Nazionale che, in cooperazione con la comunità internazionale, possa garantire la sicurezza al Paese contro i gruppi di estremisti violenti che cercano di destabilizzarlo». «Ribadiamo ancora una volta - prosegue l’appello - che non esiste una soluzione militare al conflitto politico in Libia, e rimaniamo preoccupati per la situazione economica e umanitaria che peggiora giorno dopo giorno.

Siamo pronti a sostenere la messa in pratica di questo accordo politico, affinchè il Governo di Concordia Nazionale e tutte le nuove istituzioni nazionali possano funzionare efficacemente e venire incontro alle necessità più urgenti del popolo libico".

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