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L'Isis minaccia Pechino: "Faremo scorrere sangue a fiumi"

Sul web gira un video in cui gli uiguri, vicini all'Isis, minacciano attentati nello Xinjiang, la regione occidentale della Cina che chiede l'indipendenza

L'Isis minaccia Pechino: "Faremo scorrere sangue a fiumi"

Per la prima volta l’Isis minaccia la Cina. Sul web circola da alcuni giorni un video in cui si vedono alcuni militanti uiguri che promettono di tornare nello Xinjiang, la regione occidentale della Cina, per “far scorrere sangue a fiumi”.

Nel video, analizzato dall’organizzazione Site, un fondamentalista uiguro minaccia la Cina prima di uccidere un uomo accusato di essere una spia. “O voi cinesi – dice – che non comprendete ciò che la gente dice! Noi siamo i soldati del Califfato, e verremo a voi per chiarificare a voi [le cose] con la lingua delle nostre armi, versando sangue a fiumi e vendicando gli oppressi”. Il video è stato diffuso nello stesso giorno in cui il governo cinese ha radunato 10mila poliziotti a Urumqi, la capitale dello Xinjiang, in una dimostrazione di forza contro ogni “separatismo” e “terrorismo”. Da mesi, inoltre, è aumentato il controllo su moschee, mercati, scuole, università ed è stato lanciato un programma di spionaggio in ogni quartiere. Col motivo di “combattere il terrorismo islamico” Pechino sta procedendo a colonizzare la regione facilitando migrazioni di cinesi di etnia Han e accrescendo la presenza di militari.

Da molti anni la Cina accusa gli uiguri di essere responsabili di attentati terroristici e di intrattenere rapporti con le frange jihadiste attraverso le vie di comunicazione esistenti tra Xinjiang e Afghanistan e Pakistan. Per questo motivo il governo di Pechino, fa notare l’agenzia Asianews, gli uiguri sono di fatto discriminati nell’economia e nella politica. Gli imam uiguri devono presentare al governo ogni venerdì il testo dei loro sermoni ed è proibita l’educazione religiosa dei giovani fino ai 18 anni. Nelle scuole ed università gli insegnanti obbligano i giovani a rompere il digiuno del Ramadan, mentre molte moschee sono state distrutte con la scusa di aiutare lo sviluppo economico. Una serie di politiche che spingono i giovani verso la ribellione armata. Nel video si vedono, infatti, ragazzi che imbracciano le armi, e ritraggono poliziotti cinesi in tenuta anti-sommossa mentre controllano moschee e mercati e arrestano uiguri.

Sullo sfondo una bandiera cinese va in fiamme.

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