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L'Isis telefona alla famiglia di un jihadista francese: "Tuo fratello è morto"

Kévin Chassin, partito per lo Stato Islamico nel 2013, si è lanciato con un camion contro una caserma in Iraq. Ad annunciare la morte al fratello una chiamata dall'Isis: "Cosa possiamo fare per te?"

L'Isis telefona alla famiglia di un jihadista francese: "Tuo fratello è morto"

L'ultimo messaggio che ha ricevuto dal fratello conteneva probabilmente un segnale: "Ti amo, baci" sono le ultime parole che Kévin Chassin, 25 anni originario di Tolosa, ha scritto al giovane Brice Chassin, di 21 anni. Poi, è salito su un camion pieno di esplosivo e si è lanciato a grande velocità contro una caserma a Haditha, nell'ovest dell'Iraq. Ad annunciare al fratello la morte suicida di Kévin è stato un altro jihadista dello Stato Islamico. "Le mie condoglianze, cosa posso fare per te?", sono le parole che l'Isis avrebbe rivolto a Brice appena alzata la cornetta, secondo quanto riporta il quotidiano locale La Depeche Du Midi. "Mio fratello è morto?", ha chiesto allora al combatente. "Si", è stata la risposta gelida e conclusiva.

Abou Maryam, il nome che Kévin aveva preso dopo la conversione, non era un foreign fighter di secondo piano. Tutt'altro. Era riuscito a conquistarsi la fiducia dei tagliagole dell'Isis ed era comparso più di una volta in video propagandistici. Nel novembre del 2014, davanti alle telecamere, intimava tutti i musulmani francesi ad unirsi alla Jihad o, in alternativa, a compiere atentati in Francia. "Il Francese", così lo avevano soprannominato, proveniva da una famiglia borghese di Tolosa di tradizione cattolica. Non amava lo studio e, secondo quanto ha raccontato il padre, era facile preda di condizionamenti. Come l'ultimo, il più pericoloso. Kévin nel 2009 comincia a frequentare la moshea della città e lì avviene la radicalizzazione. Poi si sposa con una ragazza marocchina e i frequenti viaggi in Marocco ne aumentano l'odio verso l'Europa. "Sono stanco del turismo e degli eccessi degli occidentali", aveva scritto in quei giorni al fratello minorenne rimasto a casa. L'adesione al progetto di Al-Bahgdadi era ormai solo questione di tempo.

I due si sentivano spesso, per messaggio. "Il francese" arriva in Siria nel maggio del 2013 e dall'interno dello Stato Islamico racconta di un mondo fantastico, dove può godere di una casa "che in Francia darebbe costata milioni". Lì aveva sposato una seconda moglie con cui, secondo le fonti citate dai media locali, avrebbe avuto anche un secondo figlio. I due fratelli scherzavano, racconta Brice, sul fatto che della nuova moglie del fratello potesse vedere solo il velo che la ricopriva. Intanto Kévin aveva informato il fratello di un "progetto" di cui, però, non poteva raccontare i particolari.

Sui social network Kévin era molto attivo: era solito caricare foto con teste mozzate e di scene di guerra. "Mi ha raccontato - ha detto il fratello alla stampa francese - che quando ha visto le due teste a terra voleva giocarci a calcio, poi ha fatto solo una foto". Scorrendo le immagini su twitter, si può vedere anche una foto in cui Kévin è di fronte ad un hotel di lusso a Mosul, luogo di vacanza dove era stato inviato dal Califfo 10 giorni prima dell'attentato. Una sorta di premio prima di darsi la morte in nome di Allah.

"Il francese" si è fatto saltare in aria venerdì. Il fratello l'ha saputo forse nel modo peggiore: dalla voce di quelli che l'avevano istigato alla guerra santa. A Brice non rimane che la foto di suo fratello Kevin sorridente, con l'indice puntato verso il cielo, mentre sta per salire su un camion. La foto che gli stessi miliziani islamisti gli hanno inviato sul cellulare, come a dire che il fratello è morto felice, è morto per Maometto. "Secondo quanto mi ha detto il suo amico - ha riferito Brice al giornale - il 17 maggio Kevin ha registrato un video in cui chiede perdono ai suoi familiari".

Sono in attesa di poterlo vedere.

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