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L'islamico che sfida l'Occidente: paga le multe alle donne col burqa

Un imprenditore franco-algerino risarcisce le donne multate perché indossano il burqa. Si chiama Rachid Nekkaz ed è franco-algerino

L'islamico che sfida l'Occidente: paga le multe alle donne col burqa

C'è un uomo di 44 anni che va in giro per l'Europa a risarcire le donne musulmane multate perché indossano il burqa. Si chiama Rachid Nekkaz ed è franco-algerino. Di mestiere fa l'imprenditore nel settore immobiliare. Sino ad ora ha pagato 1.035 multe in Francia e 250 in Belgio. Ora, come riporta il Corriere della sera, si è spostato nel Canton Ticino (Svizzera). La "sfida" personale che quest'uomo rivolge alle autorità europee, che va avanti dal 2012, è palese. "Pagherò di persona tutte le multe inflitte alle donne che indossano il burqa", ha detto tempo fa Nekkaz. E sino ad ora sta mantenendo l'impegno.

Alcuni giorni fa sulla piazza principale di Locarno si è presentato a fianco di una musulmana con il volto coperto. Dopo poco i poliziotti si sono avvicinati alla donna, cercando di identificarla e poi sanzionarla. A quel punto Nekkaz si è offerto di pagare la sanzione. Gli agenti hanno multato la donna e denunciato l'algerino per istigazione a infrangere le leggi. L'obiettivo di quest'ultimo è alzare un polverone mediatico, difendendo il "diritto al burqa".

Nuova sfida in Svizzera

Nel Canton Ticino la legge vieta la copertura integrale dei connotati (il velo è ammesso): la decisione è stata presa dopo un referendum del 2013, con il quale il 65% della popolazione ha chiesto di proibire il burqa. La sanzione, per chi trasgredisce, oscilla tra i 100 e i 10mila franchi. L'imprenditore, invece, pagando subito se l'è cavata con duecento franchi. Ovviamente prima di mettere in scena la piazzata aveva avvertito giornalisti e fotografi, che così hanno potuto immortalare la scena.

Ma Nekkaz è mosso da qualche ideologia? Non si sa di preciso. Qualcuno sostiene che sia vicino ai Fratelli musulmani. Di certo si sa che in passato ha tentato di fare politica, in Francia (e poi anche in Algeria), ottenendo però scarsi risultati e persino un'accusa pesante: quella di aver "comprato" le firme necessarie per potersi candidare.

Insomma, non un bell'inizio.

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