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Lituania, Gorbacev a processo per crimini contro l'umanità

L’ex leader sovietico, insieme ad altri 66 imputati, rischia una condanna all’ergastolo

Lituania, Gorbacev a processo per crimini contro l'umanità

In Lituania si è in questi giorni aperto quello che i media occidentali hanno subito ribattezzato “il processo del secolo”, diretto a condannare i responsabili dei crimini commessi nei primi anni Novanta nel Paese baltico dalla dittatura comunista.

La grande risonanza conferita dai network globali al processo in questione è dovuta principalmente al fatto che, tra i 67 soggetti rinviati a giudizio dai magistrati di Vilnius, vi è anche Michail Gorbacev, ex leader dell’Urss nonché premio Nobel per la pace.

A carico degli imputati, quasi tutti alti dirigenti comunisti lituani, sono state formulate dai procuratori di Vilnius accuse di crimini di guerra e contro l’umanità. Tali reati, a detta degli inquirenti, sarebbero stati commessi dagli esponenti bolscevichi a partire dal marzo del 1990. I governanti filosovietici del Paese baltico avrebbero allora infatti pianificato e avviato una brutale campagna di repressione dei movimenti per la liberazione della Lituania dal giogo di Mosca.

Secondo la pubblica accusa, i vertici bolscevichi baltici avrebbero ordito e attuato le violenze anti-indipendentiste in collaborazione con alti funzionari del Cremlino. Di conseguenza, gli inquirenti di Vilnius hanno ritenuto necessario rinviare a giudizio anche tre cittadini russi, che verranno processati in contumacia: il Nobel Gorbacev, Mikhail Golovatov, nel 1990 a capo dei reparti speciali del Kgb, e Dmitry Yazov, ex ministro della Difesa dell’Urss.

Questi tre soggetti non lituani avrebbero, nel periodo considerato, aiutato i governanti filosovietici di Vilnius a soffocare nel sangue i moti anti-Mosca, i quali, malgrado i tentativi di repressione orditi dal regime, sarebbero comunque sfociati nell’emancipazione, nel 1991, del Paese baltico dal giogo del Cremlino. Golovatov e Yazov, nelle rispettive memorie difensive, rifiutano però di essere bollati come dei criminali e precisano quindi di avere semplicemente “eseguito gli ordini” impartiti da Gorbačëv.

L’ex leader dell’Urss viene infatti additato dagli altri due cittadini russi come il “vero promotore” dell’uso della forza ai danni della popolazione lituana in lotta per la libertà. A detta dei due coimputati, sarebbe stato il premio Nobel in persona a sollecitare all’inizio degli anni Novanta i dirigenti comunisti del Paese baltico a ideare un’efficace strategia di repressione dei movimenti anti-Cremlino.

La memoria difensiva di Gorbacev nega a sua volta che quest’ultimo abbia mai commesso condotte criminose e, allo stesso tempo, puntualizza che l’uso della violenza contro gli indipendentisti lituani sarebbe stato deciso allora esclusivamente dai governanti bolscevichi di Vilnius. Il documento precisa quindi, per evidenziare l’indole pacifista dell’ex leader di Mosca, che costui avrebbe in quel frangente ripetutamente tentato di dissuadere i dirigenti baltici dal ricorrere alla forza ai danni degli attivisti per la liberazione della Lituania.

Se i 67 imputati per crimini di guerra e contro l’umanità saranno riconosciuti colpevoli verrà loro inflitta, in base alla normativa dello Stato Ue, la pena dell’ergastolo.

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