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Lavoro, la riforma Macron ​ottiene solo critiche e scioperi

Raffica di critiche per la nuova riforma del lavoro del presidente francese Emmanuel Macron, ma lui dichiara "abbandonati tre decenni di inadeguatezza"

Lavoro, la riforma Macron ​ottiene solo critiche e scioperi

Emmanuel Macron ha rilasciato la sua prima grande intervista da presidente al settimanale Le Point mercoledì scorso. Di fronte alle critiche e alla popolarità in caduta libera, Macron ha cercato di difendere l'operato dei suoi primi mesi all'Eliseo. "Questi cento primi giorni sono stati i più intensi che abbiano mai seguito un'elezione presidenziale", ha dichiarato il Presidente. E giura di aver "voltato pagina a tre decenni di inadeguatezza". Tra gli altri temi Macron ha parlato infatti della nuovo riforma del lavoro: "L'obiettivo non è riformare il codice del lavoro in sé o ridurre i disavanzi pubblici, non si tratta nemmeno di riformare la gestione dello Stato o il sistema fiscale. Questi sono solo tutti mezzi, strumenti, per raggiungere un altro obiettivo: la liberazione delle energie"- spiega il presidente della Repubblica francese, che evoca una "rivoluzione copernicana ". Per Macron, però, la nuova sfida non è per niente facile. Molti media, infatti, parlano di un autunno che ricco di scioperi. Il primo dovrebbe essere già il 12 settembre.

La riforma del lavoro di Macron

I media francesi in questi giorni si sono affrettati a correggerlo, parlando piuttosto di un restauro profondo. Un restauro che sicuramente, però, non ha precedenti. Il cambiamento più grande sta sicuramente nel fatto che i lavoratori saranno liberi di negoziare i contratti a livello aziendale. Potranno quindi discutere i dettagli degli accordi all'interno di una singola impresa. Questo punto rappresenta sicuramente un vantaggio rispetto ai colloqui a livello settoriale, che comprendono decine di imprese e che spesso hanno poca connessione tra loro. La contrattazione nazionale non sarà comunque abbandondata del tutto.

Il secondo punto della riforma riguarda la salute globale dell'azienda, che sarà eliminata. Questa riguarda i licenziamenti: in passato i giudici hanno potuto bloccare - considerandoli ingiustificati - i licenziamenti collettivi qualora i conti dell'azienda al di fuori della Francia risultassero in attivo, considerando quindi la performance globale dell'azienda redditizia. Ora i giudici potranno bloccare i licenziamenti solo se considerati i conti della sezione francese dell'azienda.

Terzo punto, le compensazioni monetarie per i licenziamenti scorretti si baseranno ora su un nuova tabella stabilita dalla riforma. Allo stato attuale, ogni settore professionale dispone di linee guida, e ogni caso è gestito attraverso un processo arbitrale. Molte aziende lo trovano imprevedibile, in quanto spesso porta a pagamenti massicci. Per questo hanno da tempo fatto richiesta di maggior chiarezza per la gestione dei licenziamenti scorretti.

Quarto punto: meno costi - e meno regole - per le aziende con un massimo di 50 dipendenti. Il taglio avviene grazie al fatto che i rappresentanti dei lavoratori, il consiglio aziendale e il comitato per la salute e la sicurezza vengono riuniti tutti sotto un unico nucleo.

Il quinto e ultimo punto della riforma liberalizza i contratti a tempo determinato (CDD), che al momento - secondo quanto stabilito da una legge dello stato - possono essere rinnovati solo due volte. Spesso le aziende rimescolano gli impiegati utilizzando i contratti a breve termine per evitare quindi il costo di un contratto a tempo indeterminato (CDI).

Se il decreto sarà approvato, la durata e il rinnovo del contratto sarà deciso a livello settoriale e non più quindi da una legge di stato.

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